IL MONDO SURREALE E IMMAGINARIO DI ROGER BALLEN

Foto con Roger Ballen in allestimento © Sandro Lucentini
Roger Ballen in una foto dell’ allestimento © Sandro Lucentini

Un mondo claustrofobico senza porte né finestre come metafora della prigione della mente. E’ un mondo surreale e immaginario che attinge all’incoscio quello messo in scena da Roger Ballen nelle sue fotografie. Un autentico “teatro dell’assurdo”.

“La fotografia è un mezzo per cercare di dare delle risposte alle mie domande esistenziali. Da dove veniamo? Veniamo dal nulla e andiamo verso il nulla, non c’è niente e non diventeremo nulla. Dubito che le mie fotografie siano in grado di dare una qualche risposta”.

La citazione è dello stesso Ballen, uno dei fotografi più originali e importanti presenti sulla scena artistica internazionale. Di origine statunitense vive e lavora da oltre quarant’anni in Sud Africa che considera sua patria d’elezione. Autore di fotografie e video, ha pubblicato più di 25 libri in tutto il mondo. Le sue opere sono presenti in oltre 50 tra le più prestigiose collezioni museali internazionali.

Roger Ballen, Closeted, 2014, Credits Roger Ballen
Roger Ballen, Closeted, 2014, Credits Roger Ballen

BALLENESQUE

Il suo è uno stile visivo talmente inconfondibile che è stato addirittura coniato un neologismo: il Ballenesque. Il termine serve a definire quell’atmosfera carica di brutalità e mistero, disordine e straniamento che, insieme ai suoi elementi chiave, si trova nelle sue opere.

Uno stile che l’artista descrive come “fiction documentaristica” e che si è evoluto nel corso degli anni. Sempre volto in cerca di nuove possibilità creative, Ballen ha sperimentato linguaggi visivi diversi. Facendo interagire la fotografia con il disegno, la pittura, il collage e la scultura ha elaborato quel particolare tipo di estetica ibrida che lo ha reso famoso in tutto il mondo.

Le sue immagini sono bizzarre ed estreme, ossessive, illogiche e a tratti oniriche. Opere che ritraggono luoghi e situazioni improbabili eppure perfettamente reali, proprio come avviene quando si sogna. Il suo sguardo particolare esplora la condizione umana e le profondità del subconscio. Le sue opere pongono domande all’osservatore e lo invitano al contempo a porsi delle domande anche su sé stesso.

Allestimento © Sandro Lucentini
Allestimento © Sandro Lucentini

UN POSTO SOTTOSOPRA

Quest’anno il fotografo è stato invitato a rappresentare il Sud Africa nel padiglione nazionale alla LIX Biennale di Venezia. Senigallia, Città della Fotografia, non poteva lasciarselo scappare. Così gli ha organizzato una mostra personale di tutto rispetto. Promossa dalla Regione Marche e dal Comune di Senigallia, in collaborazione con la Galleria Massimo Minini e la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi.

Dal 14 aprile al 2 ottobre 2022 la mostra intitolata Roger Ballen, The Place of the Upside Down e curata da Massimo Minini, si disloca pertanto nella doppia sede di Palazzo del Duca e Palazzetto Baviera.

Palazzo del Duca presenta un nucleo di opere provenienti dalla collezione del noto gallerista italiano Massimo Minini. Oltre sessanta scatti in bianco e nero, dal formato quadrato (60×60 o 80×80), che ripercorrono tutta la carriera di Ballen. Fanno parte di alcune delle sue serie più famose come Outland (2000), Shadow Chamber (2005), Boarding House (2009) e Asylum of the Birds (2014). 

Roger Ballen, Cat and Mouse, 2001, Credits Roger Ballen
Roger Ballen, Cat and Mouse, 2001, Credits Roger Ballen

REALE CONTRO IRREALE

Le foto più vecchie risalgono al 1999 e sono quelle scattate in Sudafrica. Ambienti desolati, interni spogli e fatiscenti di vecchie case, senza luce, senza finestre, bagni sudici. Mobili improvvisati e letti distrutti. Fili elettrici che pendono alle pareti scrostate. Abitate da relitti umani, bianchi. Alcuni in posa, alcuni ripresi al naturale.

Le persone che Ballen fotografa in genere sono degli emarginati o al limite della follia, coloro che sovvertono l’idea di ‘normalità’. Vite sconnesse che però non portano maschere. L’illusione diventa delusione nelle sue immagini.  Dove il conscio e l’inconscio si incontrano. Dove i vivi sono morti e i morti sono vivi. Lui spiega:

“Quello che vedi è quello che è.  Reale contro irreale”Sono persone che realizzano che non c’è niente e non possono fare niente per cambiare le cose. Ma almeno stanno senza maschera. Fotografo in luoghi inaccessibili della mente e dell’essere umano. Ci sono grandi e piccoli, vivi e morti. Non puoi andare via”.

Roger Ballen, Gazing, 2010, Credits Roger Ballen
Roger Ballen, Gazing, 2010, Credits Roger Ballen

ANIMALI VIVI E MORTI

Gli esseri umani sono spesso accompagnati da animali, che sono una costante nelle foto di Ballen. Il quale ritiene che: “l’animale si nasconde dentro di noi, nel profondo. Noi veniamo dagli animali”. Topi e conigli, pesci e uccelli. Non solo vivi ma anche morti, imbalsamati o di pelouche. Serpenti vivi e disegnati. Galline, oche e anatre sono i suoi animali preferiti, perché più facili da trovare. Animali vivi che mangiano animali finti. Ecco tutto contribuisce a far sì che la scena risulti abbastanza inquietante.

Ballen fa delle vere e proprie composizioni di cui alcune, indubbiamente, risultano molto interessanti. Man mano, nel corso della sua carriera, si cominciano a vedere scenografie più articolate in cui, insieme agli oggetti e agli animali, compaiono i disegni sui muri. Teschi, ossa, penne, piume, scheletri rientrano nel vocabolario fotografico di Ballen. Come pure i vestiti, bambole rotte, teste decollate. Maschere, manichini e statue o loro pezzi. Sono i teatrini dove tutto è accostato per rendere lo scenario ancor più alienato ad angosciante. 

Roger Ballen, Escapees, 2021 © Sandro Lucentini
Roger Ballen, Escapees, 2021 © Sandro Lucentini

DOVE DOMINA IL CAOS

Ballen preferisce i posti dove ci sono disordine e regna il caos perché, dice, riflettono la condizione umana. Ecco le sue foto sono espressione di: Che cos’è il caos?  Tuttavia, in questo mondo sottosopra una certa geometria si può trovare. A volte, per esempio, le foto sono divise in due parti: o in orizzontale con un sopra e un sotto, o in verticale con una parte destra e una sinistra. Sta a rappresentare il sé diviso. Oppure è presente il quadrettato, dove lo spazio fotografico viene suddiviso in tanti quadrati più piccoli. È come se lui cercasse di dare ordine al caos.

A Palazzetto Baviera invece è esposta una selezione, assolutamente inedita in Italia, di 12 scatti a colori, datati dal 2018 al 2020.  Proviene dalla collezione personale dell’artista e segnala una nuova fase di sperimentazione tecnica nella sua poetica. Dopo aver scattato solo in bianco e nero per più di quarant’anni, negli ultimi tempi Ballen si è cimentato con la fotografia a colori.

Il formato di queste foto è più grande (91×91). Del resto il colore stesso lo permette perché rende il tutto meno inquietante. E’ come se il colore desse smalto all’insieme e ammorbidisse il perturbante già insito in queste composizioni.

Roger Ballen, Superman, 2018 © Sandro Lucentini
Roger Ballen, Superman, 2018 © Sandro Lucentini

IL CIRCO DELLA VITA

Anche nel teatro a colori di Ballen troviamo i soggetti consueti: bambole e maschere, manichini, animali, disegni. Anzi, in queste foto fanno la loro comparsa animali nuovi: una testa di porco, galli e scimmie. Babbuini che spingono carrozzine. Appare financo un Superman, o meglio quel che resta di un Superman. 

Il circo della vita che il fotografo sudafricano rappresenta è un universo rovesciato e grottesco dove le convenzioni sociali sono sospese e l’istinto selvaggio e l’assurdità sono la regola. Avventurandosi nei labirinti della mente Roger Ballen si è sforzato di rendere visibile quello che visibile non è. Secondo lui il caos vince sulla pace. Un’idea, questa, di stretta attualità.

Pubblicato da Anna Amendolagine

Curatore indipendente, saggista e giornalista vive e lavora tra Roma e Rimini. La sua attività curatoriale inizia a partire dal 2003 e comprende l’ideazione e la realizzazione di mostre, testi e cataloghi d’arte, rassegne ed eventi culturali in collaborazione con Istituzioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero. E stata membro della giuria o del Comitato Scientifico di diversi concorsi artistici. Giornalista pubblicista e Addetto ufficio stampa ha scritto numerosi articoli su arte e cultura per riviste cartacee e online. Ha ricoperto il ruolo di Coordinatore Tecnico Europeo per due importanti progetti culturali dell’Unione Europea PETRA e LEONARDO dal 1993 al 1998.