ISHIMOTO YASUHIRO石元 泰博 (1921- 2012)

Ricorrendo nel 2021 il centenario della nascita di Ishimoto Yasuhiro fotografo di fama mondiale, dal 29 settembre al 23 novembre dello scorso anno si è tenuta una mostra al

Tokyo Photographic Art Museum 東京都写真美術館

che ha ripercorso la carriera dei circa sessanta anni dell’artista.

Per questa grande occasione è stato pubblicato il catalogo ufficiale “Ishimoto Yasuhiro Centennial”, un volume che offre un’introduzione a tutte le serie fotografiche di Ishimoto e che comprende e si conclude con note di commento e saggi del famoso architetto Isozaki Arata.

Ishimoto è considerato una vera “icona” della fotografia giapponese del XX secolo, sia per il suo lavoro creativo, sia per l’introduzione ed il ricollegarsi per primo in Giappone a molte tendenze internazionali, pur sempre mantenendo contatti con il mondo del design e dell’architettura.

La produzione fotografica di Ishimoto è molto diversificata in quanto va dalla sua opera rappresentativa “Katsura Imperial Villa”, che sottolinea elementi moderni dell’architettura tradizionale – classica giapponese, alle serie “Chicago” e “Tokyo”, che parlano di queste città e dei loro abitanti, evidenziando il rapporto tra l’uomo e la città. Ritratti unici di varie celebrità di quel tempo, fino al suo impegno degli ultimi anni, la serie “Toki (Moment)” in cui proietta la sua visione della vita e della morte, e “Multi Exposure” una raccolta di fotografie a colori a esposizione multipla (per creare immagini a effetto), frutto di un lavoro attento e minuzioso svolto per circa mezzo secolo.

Ishimoto Yasuhiro è nato nel 1921 a San Francisco, i suoi genitori erano agricoltori, e nel 1924 ritornarono a Kochi in Giappone.

Nel 1939, il giovane Ishimoto tornò negli Stati Uniti, dove studiò agricoltura all’Università della California.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale dovette interrompere i suoi studi e nel 1941 fu inviato al campo di concentramento Amache in Colorado. Durante l’internamento conobbe altri giovani giapponesi-americani dai quali apprese i primi rudimenti sulle tecniche fotografiche dopo che le restrizioni sull’uso degli apparecchi fotografici erano state mitigate.

Venne rilasciato nel 1945, e si trasferì a Chicago per studiare architettura alla Northwestern University, che però abbandonò ben presto pur mantenendo un grande interesse per quella materia.

Nel 1946 conobbe Harry Kinzi Shigeta (1887-1963) un fotografo giapponese – americano attivo negli anni ’20, e incominciò ad interessarsi professionalmente alla fotografia.

Nel 1948 Ishimoto si iscrisse al Chicago Institute of Design noto come (“New Bauhaus”) dove studiò tecniche fotografiche e sviluppò quell’ attitudine artistica che sarebbe divenuta la base dei suoi successivi lavori.

Forse fu l’influenza del “New Bauhaus” a fargli vedere le cose senza preconcetti, e che successivamente in Giappone lo spinse a fotografare una ampia gamma di soggetti unici come: scene di strada, architettura islamica, spazi e motivi, forme e colori, ed anche statue buddhiste.

Fu allievo di Harry Callahan (1912-1999) (grande innovatore della fotografia americana moderna), di Aaron Siskind (1903-1991) considerato uno dei maestri della fotografia del XX secolo e di Gordon Coster (1906-1988) reporter della rivista LIFE conosciuto per la sua visione umanistica della fotografia.

Terminò gli studi laureandosi in fotografia nel 1952 all’Institute of Design dell’Illinois (Institute of Technology), riuscendo nel contempo a vincere alcuni premi e partecipando a mostre importanti.

Nel 1953 Ishimoto torna in Giappone, e nello stesso anno, dietro incarico del MOMA di New York visitò, per la prima volta, nei sobborghi di Tokyo la Katsura Imperial Villa (“Il giardino della luna”) del XVII secolo: in quell’occasione doveva accompagnare il curatore del design del Museo americano per collaborare alla preparazione di una futura mostra sull’architettura che si sarebbe tenuta negli anni seguenti.

Grazie al suo lavoro Edward Steichen (1879-1973) fotografo e gallerista americano – vera “icona” della fotografia del ‘900 – selezionò il servizio fotografico per la grande mostra “Family of Man” a New York nel 1955.

Nel 1954 Ishimoto con la sua macchina fotografica tedesca Linhof 4×5 tornò a Katsura per un lungo soggiorno di circa un mese.

I suoi scatti enfatizzarono il design tradizionale giapponese di Katsura ovvero le linee geometriche pulite degli spazi interni ed esterni.

INTERNI KATSURA IMPERIAL VILLA – PARTICOLARI
GIARDINI

Contemporaneamente dedicò molto del suo tempo anche a riprese fotografiche per riviste del settore e accanto alle serie incentrate su bambini o sugli scenari di Tokyo le sue fotografie di nudo rappresentano un altro capitolo degno di nota.

Per l’artista l’opportunità di scattare questo genere di foto gli venne offerta dalla rivista Shashin Salon sotto forma di servizi speciali.

Anche se la serie di scatti è piuttosto limitata le immagini evidenziano un approccio abile e singolare nell’inquadratura del soggetto.

In una mostra personale alla Peter Blum Gallery (di New York), nel 1957 vennero esposti i suoi due studi su Katsura che descrivevano come fosse cambiata la percezione che l’artista aveva del luogo e degli ambienti (shoin) fotografati dopo i restauri che nel frattempo erano stati compiuti.

Ishimoto continuò a ricevere grandi consensi per le sue fotografie che hanno evidenziato elementi moderni nel design della Villa Katsura.

Egli si è rivelato essere colui che è riuscito a fondere idee e stili fotografici tra la fotografia americana e quella giapponese.

Grazie ad una borsa di studio della Minolta Corporation, dal 1959 al 1961 l’artista trascorse un periodo a Chicago per fotografarne i particolari che ritenesse più interessanti.

Girando per Chicago sia come cittadino, sia come visitatore, il fotografo ha creato documenti che parlano in modo eloquente della cultura e della città negli anni ‘50 e ’60.

I suoi scatti sono sempre molto originali, e possono far conoscere la vita sociale e la storia della città.

Nell’autunno del 1960, venne allestita una personale dei lavori di Ishimoto all’Art Institute of Chicago.

Il suo ritratto della città, Chicago, pubblicato come libro nel 1969, è uno studio ricco di dettagli sui luoghi e sul tempo.

Il gruppo di busti di manichini bianchi sullo sfondo di una delle sue fotografie sottolinea la forza di Ishimoto nell’usare i dettagli ambientali per mettere in discussione o aggiungere un commento sugli individui ritratti e sul loro rapporto con la società in generale.

I dieci anni seguenti lo videro impegnato in Giappone come insegnante di fotografia al Kuwasawa Design School, e in seguito alla Tokyo Zokey University.

Dal 1966 al 1975 viaggiò dal sud est Asiatico al sud America al nord Africa e all’Australia; negli anni successivi andò in Iraq e Turchia, seguirono Spagna e India e infine nel 1978 visitò la Cina.

Nel 1969 Ishimoto acquisì la cittadinanza giapponese.

Per tutti gli anni ‘70 e ’80 l’artista svolse lavori personali e su commissione come fotografo altamente qualificato.

All’inizio degli anni ’80, Ishimoto rivisitò Katsura con la stessa Linhof tedesca 4×5, questa volta però usando sia pellicole a colori che in bianco e nero; ma l’utilizzo del colore trasformò notevolmente le immagini di Katsura. Un gruppo di queste fotografie a colori fanno parte del libro intitolato “Villa Katsura: spazio e forma” pubblicato nel 1983.

Nello stesso anno il governo giapponese gli assegnò la “Medaglia d’Onore con il nastro viola” e in seguito ricevette “L’onoreficenza della Persona di Merito Culturale” 文化功労者 ( bunkakōrōsha), che mira a sostenere i cittadini giapponesi con importanti meriti culturali mediante una speciale pensione statale.

Nel 1981 Ishimoto ricevette l’incarico di fotografare la Dea della Misericordia dalle Undici Facce in diversi templi di Shiga per organizzare una mostra durante i tornei estivi ed autunnali del Festival Nazionale dello Sport del Giappone che si sarebbero tenuti in quell’anno. Questa esperienza e l’opportunità di fotografare la Dea lo rese molto orgoglioso e gli permise di rendersi conto, come disse più tardi:

“della sua profonda fede nel Buddha che era stato sul punto di dimenticare”.

Nel 1989 ci fu una retrospettiva al Seibu Museum of Art di Tokyo, e nel ’96 Ishimoto tenne una personale al National Museum of Modern Art sempre a Tokyo.

Le sue fotografie più recenti hanno voluto esprimere la natura transitoria della vita effettuando scatti di nuvole, impronte sulla neve che si scioglie e di foglie cadute.

Questo tema viene sottolineato in modo evidente nelle sue fotografie del Tempio shintoista di Ise conosciuto anche come “Ise Jingu” che ebbe il permesso di fotografare nel 1993.

Tempio di Ise

Fotografia con stampa con gelatina ai sali d’argento

Così dice Ishimoto:

< “soprattutto il lavoro al Santuario di Ise è stata un’esperienza che mi ha insegnato molto sugli aspetti del tempo. Alla fine ho riflettuto sulle questioni del tempo, sulle cose che scompaiono e su come esattamente i giapponesi percepiscono il tempo”>.

Nel 1999 si terrà un’altra importante mostra al Chicago Institute of Art, il cui catalogo fu curato da Colin Leslie Westerbeck (curatore del Museo, professore di storia della fotografia).

Ishimoto Yasuhiro è conosciuto inoltre come il fotografo delle opere di molti importanti architetti giapponesi tra cui Tange Kenzo, Kikutage Kiyonori, Isozaki Arata e Naito Hiroshi.