Käthe Kollwitz

Dal diario dell’artista, 1943

 “Ogni tanto anche i miei familiari mi chiedono: <Dopotutto la vita ha anche il suo lato luminoso, perché tu rappresenti sempre il lato più buio?> Non ho una risposta. Semplicemente non sono attirata da nient’altro. I problemi irrisolti della prostituzione, della disoccupazione, della malattia e della povertà continuano a tormentarmi e mi legano a rappresentare le classi umili”

Kathe Schmidt nasce nell’allora città prussiana di Koeninsberger (ora Kaliningrad, Russia) nel 1867. Figlia di un predicatore, fin da piccola fu sensibilizzata a riconoscere e a denunciare le ingiustizie sociali e a dedicarsi ai più deboli.

La passione per le arti grafiche

I suoi primi insegnamenti artistici li apprese a partire dal  1881 da Rudolf Mauer, incisore di rame, e dal pittore Gustav Naujok: contadini, operai e marinai al lavoro furono i suoi primi soggetti.

 Decisa a proseguire i suoi studi d’arte, si trasferì a Berlino, dove vi era una scuola d’arte femminile, qui entrò in contatto con le opere di  Max Klinger. Le acqueforti, la tecnica e la tematica sociale di quest’ultimo furono per lei fonte d’ispirazione.

Infatti Käthe inizialmente studiò come pittrice, ma iniziò a focalizzarsi sulle arti grafiche proprio dopo l’incontro con i lavori e gli scritti di Max Klinger che difendeva l’arte esatta e precisa del disegno rispetto alla libertà formale che la pittura concedeva.

Dal 1890 l’artista abbandonò definitivamente la pittura in favore dell’incisione e della scultura e più tardi ancora si rivolse anche alla litografia e alla xilografia.

A 17 anni conobbe il futuro marito Karl Kollwitz, studente in medicina che si dedicherà da medico alla cura degli emarginati che popolavano i bassifondi berlinesi.

(A questo proposito è interessante ricordare che Otto von Bismarck, l’allora cancelliere tedesco, introdusse nel 1883 il primo sistema Europeo di cura a carico dello stato per gli anziani, i poveri, i lavoratori e le loro famiglie.

Così come fu il primo ad “inventare” la pensione  nel 1889. Promulgò una legge che assicurava un trattamento previdenziale al termine della vita lavorativa con l’obiettivo di alleggerire le tensioni sociali con la classe operaia che allora, in Germania, erano molto marcate).

Käthe lavora con dedizione e passione realizzando soprattutto opere e cicli di grafica. La sua visione socialista della società e l’attenzione per le classi operaie più disagiate la portano a comporre opere di grande forza e drammaticità, segnate dalla disperazione e dal dolore.

Scriverà nel suo diario:

Le donne operaie mostrano molto di più delle donne del tutto limitate dai comportamenti convenzionali. La donna lavoratrice mi permette di vedere le sue mani, i piedi e i capelli. Mi fa vedere la forma del suo corpo attraverso i vestiti. Si mostra per quella che è, senza aver paura di esprimere liberamente i propri sentimenti e senza nascondersi”.  

Esplorerà i temi universali della morte, dell’oppressione, del dolore, della maternità trattandoli con forza espressiva e sensibilità femminile.

I suoi lavori non lasciano spazio al sentimentalismo e dimostrano una grande capacità di disegno, una solida conoscenza delle tecniche grafiche ed un innato istinto per la composizione.

Significative a riguardo le parole del compositore statunitense George Antheil che, in occasione della mostra dell’artista a San Francisco nel 1937, a proposito dei suoi lavori disse: 

“Che lei sia stata capace di raffigurare il volto di tale disperazione e lasciarci questa impronta merita tutto il mio rispetto. Solo una donna avrebbe potuto rappresentare l’agonia della razza umana – l’agonia di quest’epoca – così lunga e così dolorosa”.

Gli anni verso la Prima Guerra Mondiale

Nel 1891 sposò Karl Kollwitz, che nel frattempo era diventato membro importante del SDP (Social Democratic Party) e si stabilì definitivamente a Berlino, nella casa in cui visse fino ai bombardamenti del 1943. Nel 1892 nacque il primo figlio, Hans, e nel 1896 Peter.

 Assalto al cancello, dal ciclo Rivolta dei tessitori, acquaforte, 1893-97

Nel 1898 Käthe espone il ciclo completo della Rivolta dei Tessitori alla Grande Esposizione d’arte di Berlino.

Fu un successo di critica e di pubblico e la consacrò fra i giovani artisti emergenti. Proposta per una medaglia fu il Kaiser Guglielmo II che, visto il tema sociale affrontato, la negò asserendo “Le decorazioni e le medaglie stanno bene al petto di un uomo”

Dal 1898 al 1903 lavorò come insegnante di disegno ed incisione per la scuola femminile di Arte di Berlino

Uno dei lavori più significativi della Kollwitz è il ciclo grafico La guerra di contadiniispirato alle rivolte nel sud della Germania avvenute verso il 1525 e conosciute come Peasants’ War

Nel racconto per immagini è la figura di una contadina a far divampare la rivolta e Käthe la raffigura mentre affila con rabbia la falce e poi incita il popolo alla rivolta.

 Battere la falce, dal ciclo La guerra dei contadini, acquaforte, puntasecca e acquatinta, 1903-8,
Lo scoppio – La guerra dei contadini, acquaforte, puntasecca e acquatinta, 1903-8
Un’allegorica immagine della Libertà che guida la rivolta – La guerra dei contadini, acquaforte puntasecca e acquatinta, 1903-8


Nei primi anni del Novecento, la Kollwitz impara a scolpire a Parigi, dove conosce Rodin, presso l’Académie Julian, scuola autonoma rispetto agli istituti ufficiali che, soprattutto, accettava anche le donne. L’artista passa poi una anno a Firenze in seguito alla vittoria del premio “Villa-Romana” nel 1907.

Da Firenze scriverà alla sorella:

“L’opera più impressionante è senz’altro l’affresco del Masaccio in Santa Maria del Carmine”

 Donna con figlio morto,acquaforte su chine collé, 1903

Käthe vive gli ultimi momenti di serenità prima della Grande Guerra quando il figlio minore Peter parte volontario. Ricorda l’artista stessa nel suo diario:

Poi ci disse che anche lui [Peter] voleva andare in guerra, come volontario. Aveva 18 anni e mezzo. Karl, che sulla guerra non aveva cambiato idea, disse no: la madrepatria non ha bisogno di te! E Peter con calma rispose: la madrepatria non ha bisogno di giovani della mia età: ha bisogno di me!…. La mattina dopo ebbi con lui ancora un’altra conversazione e i miei tentativi di trattenerlo furono totalmente inutili […]Peter lasciò Wünsdorf il 13 ottobre 1914. Dieci giorni dopo era morto”.

Il lavoro artistico di Käthe si ferma e solo nel febbraio 1915 riprenderà a scrivere sul suo diario meditando e ragionando sul ruolo dell’artista:

Sacrificio – carboncino 1915

“Ho riguardato con attenzione gli ultimi lavori lasciati incompiuti….non voglio lasciare questa vita prima di aver espresso tutto il talento che è presente nel mio essere. Questo non contraddice il fatto che io sarei stata felice di morire al posto di Peter o di Hans se ce ne fosse bisogno…..Peter è stato il seme piantato nella terra a cui non è stata data la possibilità di crescere e di compiere la sua vita per intero…E allora io devo finire il mio compito….Ora che ho capito questo, mi sento più forte e porterò a termine il mio lavoro…Credo che questo sia il senso della civiltà: quando ogni individuo compie per intero il suo dovere personale”.

Tra le due Guerre

Nel 1917 ottiene un importante riconoscimento: in occasione del suo cinquantesimo compleanno, ben 150 opere vengono esposte alla galleria del collezionista d’arte Paul Cassirer e, nello stesso anno, partecipa a numerose mostre in tutta la nazione che la consacra come grande artista. Anche il 1919 è un anno importante per la Kollwitz: fu la prima donna ad essere accettata come docente all’Akademie der Künste di Berlino.

In questi anni l’artista si dedica alla creazione del ciclo grafico “War”, ribadendo la sua posizione di pacifista con un accorato appello alle madri a non permettere mai più ai loro figli di andare in guerra:

Madri – incisione 1921-22

“Ho cercato più e più volte di rappresentare la Guerra: non ne sono mai stata capace”

“…se si muore di malattia, questo va oltre le tue possibilità, non puoi farci niente. La morte esiste perché la Natura non vive per l’eternità. Diverso è per la guerra: non possiamo accettare l’idea di permettere ai nostri figli di partire per i campi di battaglia per false idee di dovere e di protezione della tua patria. Peter e milioni di altri giovani non sarebbero morti se non fossero stati traditi da queste idee. Tutti traditi”

Nel 1928 sotto la repubblica di Weimar ottiene la cattedra di grafica, prima donna a dirigere una delle sei cattedre dell’Accademia delle Belle Arti di Berlino.

In questo periodo l’impegno politico e da attivista di Käthe si fa sempre più forte.

Nel 1932 con il marito e altre importanti figure pubbliche, firmò un Appello Urgente per la formazione di un fronte unito fra il Partito Socialista e il Partito Comunista per fronteggiare l’ascesa del partito Nazionalsocialista di Hitler.

Nel 1933 con l’ascesa di Hitler e del suo partito. Käthe è costretta a dimettersi dall’Accademia di Berlino. Non essendo ebrea e non facendo parte degli artisti cosiddetti “degenerati”, la Kollwitz può continuare a lavorare.

In Memoria di Karl Liebknecht -1920 incisione

Ma le sue opere vengono rimosse dai musei e dalle gallerie private in tutta la Germania e molte sue incisioni di taglio più politico vengono sequestrate.

Käthe resta comunque un personaggio scomodo per le sue idee progressiste e pacifiste.

È stata la sua fama a livello nazionale e internazionale a salvarle la vita (tra il 1933 e il 1940 ci furono negli Stati Uniti molte mostre dedicate a lei) scampando alla deportazione in un campo di concentramento.

Nel 1937, in occasione di una mostra a Los Angeles, Ernst Toller, drammaturgo tedesco, disse:

 “Noi tutti sappiamo che oggi Käthe Kollwitz vive a Berlino in miseria e nelle più grandi privazioni. Gli artisti che si sono venduti a Hitler la evitano. Ma il popolo l’ama ancora come l’ha sempre amata. Lei sta in silenzio, ma il suo silenzio è eloquente. Esso accusa quegli uomini che fanno guerra al proprio popolo, quegli uomini che minacciano i popoli di altre nazioni, quegli uomini che spargono il seme dell’odio e dissacrano l’umanità”. 

Nel 1940 muore il marito e nel 1942 il nipote Peter viene ucciso sul fronte orientale.

Dopo i bombardamenti su Berlino, ormai sola, stanca e provata dalla guerra, lascia la capitale per la Turingia, per poi spostarsi nei pressi di Dresda dove muore il 22 aprile 1945 pochi giorni prima della resa della Germania nazista. 

“L’attimo della morte di mio figlio Peter ha segnato l’inizio della mia vecchiaia, il percorso verso la mia tomba. E’ stato il punto di rottura. Una china dolorosa e continua, dalla quale non sono più riuscita a rialzarmi”

Mourning Parents