LE OPERE A COLLAGE DI GASTONE PIETRUCCI

Gastone Pietrucci, Opera 28, Inferno, Divina Commedia

Un musicista, uno studioso di canto popolare con, al contempo, una passione per il collage. Va dato merito pertanto a Roberto Gigli di aver innanzitutto scoperto proprio quel patrimonio nascosto di opere a collage di Gastone Pietrucci. Di averle poi catalogate, contestualizzate e selezionate. E di averle infine messe a disposizione del pubblico. In sintesi di aver dato vita ad un progetto artistico di tutto rispetto e di ampio respiro.

L’evento che rende conto di questa esplorazione è la mostra da lui curata dal titolo “Gastone Pietrucci i collages – antologica 1969|2022” ora esposta a Palazzo Bisaccioni di Jesi fino al 18 settembre 2022. La mostra è accompagnata da tutta una serie di eventi collaterali. E da un catalogo contenente contributi testuali e critici di Gilberto Severini, Roberto GigliJonathan Giustini, Allì Caracciolo e Francesco Scarabicchi. Spiega il curatore Gigli: 

“A ispirarci in questo evento è stata la stessa poliedrica natura di Gastone Pietrucci. Siamo partiti proprio dal suo irrefrenabile desiderio di esprimersi, dalla sua fluida e potente vena artistica che attraversa la musica e il canto, la poesia, il teatro, la letteratura. Poesie, drammi, metriche, stili e linguaggi magicamente rielaborati, abbracciati in nuovi equilibri di senso che Gastone, in modo magistrale, trasforma in Opere con la tecnica del collage”.

Gastone Pietrucci
Gastone Pietrucci

TRA CANTO POPOLARE E COLLAGES

L’esposizione svela il mondo dell’artista e dei suoi oltre cinquant’anni di ricerca personale che va di pari passo con la cultura dell’intero Paese. Marchigiano, vissuto a Spoleto fino a 30 anni, Pietrucci studia all’ Università di Urbino dove si laurea in Lettere con una tesi sulle Tradizioni popolari.

E’ la musica popolare in particolare a coinvolgerlo e ad appassionarlo per tutta la vita. Nel 1968, Pietrucci costituisce La Macina, la prima formazione di canto popolare, e organizza una rassegna dedicata al settore. Da quel momento produce una serie impressionante di tracce musicali, testimonianze poetiche salvate dall’oblio e diventate ormai prezioso documento storico. 

Al suo attivo può ben annoverare dieci lavori discografici e pubblicazioni varie tra cui il volume Cultura Popolare Marchigiana, considerata la più ampia e organica raccolta di canti popolari.  Per quanto riguarda il collage, lui stesso racconta com’è nato:

“ Sono a Spoleto, fine anni ’60, comincio a preparare bigliettini di auguri, mi diverte. Sono piccoli pezzi che si ricompongono e frammenti di poesia, mi dà gioia farli e spedirli. Inizio così a fare scorta di materiali, accumulo immagini, scritture, illustrazioni che mi colpiscono. Le metto in tasca e poi a casa in scatole. Le potrò usare mi dico… Non so, di preciso, quando e come. Ma all’improvviso parto irrefrenabile, tutto scorre, proprio come un fiume.”

Allestimento mostra © Sandro Lucentini
Allestimento mostra © Sandro Lucentini

LE 5 STANZE

Il percorso espositivo della mostra propone dunque cinque ambienti a tema, denominati Stanze, che rappresentano l’evoluzione dell’artista. La sua produzione di collages, oltre ad essere vastissima, vanta un’ottima qualità. Filo conduttore dell’antologica, che permette una lettura delle opere più completa, è la ricerca di un linguaggio che sia multilinguaggio.

Paolo Morosetti, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, scrive nell’introduzione al catalogo:  

“La tecnica del collage sembra evocare una sinfonia di tensioni contrapposte che sono domate, ricomposte, armonizzate. C’è una forza viscerale nella scelta dei soggetti e delle composizioni, che si stagliano in modo teatrale e sembrano aver anch’esse una voce: calda, policroma, affascinante, indomita. Ci sono i miti che sono rigenerati, ci sono gli archetipi che sono riplasmati, ci sono i simboli che sono ricontestualizzati”.

Gastone Pietrucci, Segnaposti 3
Gastone Pietrucci, Segnaposti 3

ESORDI

Raccoglie, ritaglia, preleva, scontorna il reale e lo ricompone magistralmente in opere raffinate, metafisiche, dall’equilibrio quasi magico. Sin dagli inizi Gastone Pietrucci va a cercare le immagini nel mondo dell’arte e del cinema, nella cronaca e nella storia per parlare di socialità, di amicizia, di amore o di sofferenza. Lo fa abbinando questa sua ricerca a una poesia, a un pensiero o a un passo letterario che lo ha colpito.

Ciò appare già nelle sue prime opere – quelle dal ’69 al ’75, realizzate, e in parte esposte, al Festival dei Due Mondi di Spoleto – che si trovano nella Stanza 1. Si vede  chiaramente che la cifra stilistica del Maestro si delinea nella volontà di coniugare linguaggi diversi su più piani. Per avere a disposizione più possibilità espressive che permettano un’esperienza emotiva a tutto tondo e che coinvolga più sensi.

Lui coltiva l’essenzialità, preferisce i collages semplici, quelli che con due o tre frammenti riescono a dire tante cose. Si capisce subito che siamo intorno agli anni ‘70 perché si individuano i volti di attori, cantanti e danzatori dell’epoca. Ma trapela soprattutto quella voglia di cambiamento, quell’aria rivoluzionaria che si respirava allora. Come la filosofia di Marcuse con la sua ‘immaginazione al potere’.

Il tavolo di Gastone © Sandro Lucentini
Il tavolo di Gastone © Sandro Lucentini

RITORNI E IL TAVOLO DI GASTONE

La Stanza 2 è in realtà lo scrigno da cui si diparte tutta la mostra e che racconta profondamente il Maestro. Qui si è voluto ricostruire il ‘Tavolo di Gastone’, il luogo dove l’ artista lavora. Con i suoi oggetti, le sue forbici, le sue lampade, la sua collezione di fischietti e le sue maschere. Ben in vista appeso alla parete uno dei suoi primi collages, diventato in seguito la copertina del primo LP targato La Macina.

A raccontare il Maestro nella sua intimità creativa ci pensa uno sfarfallio di bigliettini da visita, inviti e biglietti di auguri. Eseguiti sul classico formato del cartoncino Bristol, a lui più congeniale. Oggetti che Pietrucci ha spedito negli anni a mezza Italia e che qui sono raccolti insieme per la prima volta. Sia esposti alle pareti che collezionati in diversi album disposti sul tavolo da lavoro, per dare la possibilità ai visitatori di vedere questi lavori direttamente. Così con questo escamotage le opere esposte  ammontano a oltre 300. 

Gastone Pietrucci, Omaggio a Pier Paolo Pasolini © Sandro Lucentini
Gastone Pietrucci, Omaggio a Pier Paolo Pasolini © Sandro Lucentini

SOLO LUI SAPEVA?

La Stanza 3 comprende opere dedicate a diversi grandi dell’arte: pittori, musicisti, performer e scrittori tra i quali spicca l’interessante parentesi dedicata a Pier Paolo Pasolini. E non poteva essere diversamente nell’anno del centesimo anniversario della sua nascita. Si tratta di un convinto, appassionato e coinvolgente contributo a colui che per Gastone Pietrucci è sempre stato un punto di riferimento sia come intellettuale che come artista.

L’omaggio consiste nell’ultima opera dell’artista dedicata allo scrittore  ‘Solo lui sapeva?’ e in un video speciale. Una sorpresa che rende possibile, per la prima volta, sfogliare idealmente il libro di Poesie di Pasolini a colloquio con i circa 65 collages che il Maestro ha inserito sulle pagine bianche del libro. Ne risulta un’opera a sé stante che rende tangibile l’ammirazione e l’amore che Pietrucci ha sempre manifestato per il poeta.

Gastone Pietrucci, Opera 44, Inferno, Divina Commedia
Gastone Pietrucci, Opera 44, Inferno, Divina Commedia

DIALOGHI

Le ultime due Stanze propongono uno stretto dialogo di richiami e rimandi tra collage e poesia. Nella Stanza 4 troviamo i collages di Gastone Pietrucci in intimo colloquio con gli haiku di Allì Caracciolo, regista teatrale e poetessa, sua collaboratrice da circa 20 anni. 

Mentre nella Stanza 5 è esposta la produzione più recente di Pietrucci – da dicembre 2021 a febbraio dell’anno corrente –  di formato leggermente più grande. L’autore si è ispirato a Dante e alla Divina Commedia, con le tre cantiche dell’Inferno, Purgatorio e Paradiso. Si tratta di opere molto potenti che riportano anche ad avvenimenti e a tragedie di più stretta attualità. Come evidenzia il curatore:

“Dalla foto del bambino migrante morto sulla spiaggia, ucciso dal distacco e dalla poca attenzione di una società che non riconosce più i suoi figli. Ad altri momenti di sofferenza che riguardano i migranti di tutto il mondo. Magari quelli che non sono sotto i riflettori della stampa e che, non a caso, GP ha inserito nel girone infernale.  Con riferimenti che richiamano un certo tipo di barbarie, di violenza e di conduzione sociale che porta agli sfaceli. Anche Hitler e Putin fanno la loro comparsa in queste opere”.

Gastone Pietrucci, Opera 27, Inferno, Divina Commedia
Gastone Pietrucci, Opera 27, Inferno, Divina Commedia

In fondo le opere a collage di Gastone Pietrucci risuonano proprio come melodie nate dalla sua fervida fantasia. Per questo motivo ci ritornano in mente le seguenti parole di Paolo Morosetti, lette nell’ introduzione al catalogo:  

“I collages esposti in mostra posseggono una musicalità decisa, capace di stupire, incuriosire e interrogare: ognuno può ritrovare un frammento di storia in cui riconoscersi o ritrovarsi negli echi di tante immagini prestate al mondo dell’arte. Si assiste così ad una epifania ricreativa che si manifesta con emergenza comunicativa e ridefinizione estetica”.

Pubblicato da Anna Amendolagine

Curatore indipendente, saggista e giornalista vive e lavora tra Roma e Rimini. La sua attività curatoriale inizia a partire dal 2003 e comprende l’ideazione e la realizzazione di mostre, testi e cataloghi d’arte, rassegne ed eventi culturali in collaborazione con Istituzioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero. E stata membro della giuria o del Comitato Scientifico di diversi concorsi artistici. Giornalista pubblicista e Addetto ufficio stampa ha scritto numerosi articoli su arte e cultura per riviste cartacee e online. Ha ricoperto il ruolo di Coordinatore Tecnico Europeo per due importanti progetti culturali dell’Unione Europea PETRA e LEONARDO dal 1993 al 1998.