Pavel Filonov

La Perestrojka voluta da Gorbaciov ha avuto fra gli altri effetti anche quello di riportare “alla luce” le opere di tanti artisti russi che erano stati censurati dal vecchio regime sovietico.

Da quando nel 1932 il Realismo Socialista divenne l’unica forma di espressione artistica approvata in Russia, molte delle creazioni dei grandi pittori dell’avanguardia sono rimaste chiuse nelle stanze riservate del Museo Statale di Mosca.

Autoritratto – 1911

Stanze difficilmente accessibili anche agli specialisti e che nascondevano opere di Chagall, Kandisky, Malevich, Filonov e altri.

Fino al 1988, quando una mostra allestita dal Museo Russo significativamente denominata “L’arte Russa degli anni 1920 e 1930” ha cercato di riconciliare questa frattura.

La rivista russa “Ogoniok” in riferimento alle opere esposte di Pavel Filonov scrisse:

“per la sua espressività, spiritualità, bellezza e perfezione della pittura, Filonov si classifica fra i grandi nomi dell’arte mondiale e fra coloro che rendono onore all’arte russa”

Un talento precoce

Nell’autobiografia che Filonov scrisse usando la terza persona possiamo leggere:

“Filonov Pavel Nikolaievich, pittore-riercatore, nacque nel 1883 a Mosca, sesto figlio di una coppia di genitori che appartenevano al terzo stato…Sua madre faceva la lavandaia, suo padre dapprima il vetturino, poi l’autista. Filonov cominciò a dipingere all’età di 3-4 anni…”

La sua infanzia fu presto segnata dalla morte prematura dei genitori.

Visse con le sorelle che lui aiutava nel ricamo di tovaglie e tovaglioli che vendevano al mercato per guadagnarsi da vivere.

Nel 1897 si trasferì a San Pietroburgo insieme alla sorella Alessandra che nel frattempo si era sposata con un ingegnere.

Qui Pavel intraprese i suoi primi studi presso la “Scuola della società per l’incoraggiamento alle Arti”

Nel 1901 si diplomò ed iniziò a dedicarsi a vari lavori dal dipingere pareti al restauro dei soffitti dell’Hermitage.

Nel 1903 e per altre due volte tentò di entrare nell’ Accademia delle Belle Arti senza però riuscirci.

Entrò quindi nello studio privato di Dmitriev-Kavkazsky dove studiò anatomia e pittura dal vero. Viaggiò verso il Volga, il Caucaso e Gerusalemme ispirandosi per i suoi dipinti alla natura.


Una personalità singolare

Gli studi effettuati nell’atelier di Kavkazsky gli permisero nel 1908 di entrare finalmente nell’Accademia delle Belle Arti.

I suoi lavori interessarono subito sia gli studenti che i docenti per la loro particolarità: non c’era ancora astrattismo, anzi raffiguravano i soggetti con forte realismo, ma era la tecnica usata che stupiva.

I colori erano vividi, luminosi, predominavano i rossi i gialli gli arancioni i blu. E tutto questo naturalmente andava contro gli insegnamenti dell’Accademia e “ i suoi lavori potevano influenzare gli altri studenti con la loro inadeguatezza”

Così nel 1910 dopo due anni di Accademia Filonov l’abbandonò scontrandosi con un insegnamento di piatta uniformità.

Heads – 1910 Le varie teste raffigurate su piani diversi sembrano intrecciarsi le une con le altre in una sorta di girone, figure mitiche e soprannaturali appaiono sulla destra: questo uno dei lavori con i quali i professori dell’Accademia dovettero confrontarsi

Nei suoi primi lavori già si possono intravedere i segni della sua “filosofia artistica” (dipinti fra il 1910 e il 1911) nei quali differenti immagini sembrano generarsi una dall’altra per comporre un’unità nuova.

Peasant Family

Da questo momento cercherà l’affermazione come artista e teorico indipendente, sganciandosi dai dettami estetici ufficiali.

Per Filonov la creazione pittorica è sinonimo di perfezione e la rappresentazione dell’universo che ci circonda deve nascere da una sua profonda analisi.

L’arte deve essere analitica, a suo parere i pittori dell’epoca (dai realisti ai cubisti) percepivano la natura in maniera troppo superficiale, bisognava invece andare oltre e capire

“tutto l’universo dei fenomeni visibili e invisibili….le loro proprietà conosciute e non, ciascuna delle quali a sua volta è composta di innumerevoli attributi”

Egli distingueva fra “l’occhio che vede” e “l’occhio che comprende“: quest’ultimo, attraverso la ragione, analizza e rivela l’invisibile che è nell’universo.

Flowers of the Universal Flowering

Fra il 1911 e 1912 Filonov viaggerà per l’Europa, per lo più a piedi e sovente dormendo all’aperto, accettando di dormire e mangiare negli alberghi dove poteva pagare dipingendo pareti e insegne.

La sua inclinazione alla teoria, la sua profonda conoscenza della storia dell’arte nelle varie culture, lo portarono alla stesura di vari articoli.

Nel 1912 pubblicò The Canon and the Law nel quale espose per la prima volta i principi della “pittura analitica” conosciuta anche come Universal Flowering.

Universal Flowering – 1916

Per Filonov il metodo analitico

“bisogna disegnare tenacemente e con precisione ogni atomo”

deve rivelare l’intima essenza delle cose e della natura: la loro apparenza visibile viene frantumata, analizzata, ricomposta per diventare altro, per rifiorire (flowering) in immagini complesse e simboliche.

Le immagini sembrano generarsi una dall’altra per comporre un’unità nuova, i colori devono fondersi l’uno nell’altro e l’opera deve essere curata in tutti i minimi particolari, ogni parte della tela entra a far parte di questo nuovo universo.

Immagini molte volte di difficile comprensione, che paiono pervenire dal passato o predire un futuro, soggetti che secondo il critico Alan Bird (A History of Russian Painting – 1987) devono

“un po’ all’arte infantile, un po’ alle icone, ai mosaici, al primitivismo, e molto di più alle ricerche di Filonov sull’arte orientale, africana, medievale…”

Adamo ed Eva – 1913
Non del tutto astratto non del tutto figurativo piuttosto uno sguardo pessimistico sulla condizione umana
Fra le due Guerre

In quel periodo Filonov entrò anche in contatto con artisti quali Mayakowky e Malevich, condividendo con loro la spinta culturale di rinnovamento e l’idea di un’arte trasversale.

“Finché noi artisti esisteremo – proclamava Mayakosky a quell’epoca – il teatro non può esistere come arte indipendente”

Pittori e poeti, pittori e attori: la pittura doveva trascendere alla sua tradizionale funzione e rivolgersi anche al teatro.

Nel 1913 il Teatro Luna Park di San Pietroburgo mise in scena l’opera “Vladimir Mayakowky” nella quale il poeta interpretò se stesso, Malevich disegnò i costumi, Filonov allestì la scenografia.

Sempre con Malevich illustrò il lavoro “Selected Poems vith Postcript” di Velimir Khlebnikov figura centrale del Movimento Futurista Russo

Filonov partecipò alla I^ Guerra mondiale combattendo sul fronte rumeno. Al ritorno aderì pienamente alla Rivoluzione di Ottobre sperando come molti altri artisti dell’avanguardia che la nuova politica li avrebbe aiutati a divulgare le loro idee.

Living Heads

Nel 1919 ci fu la sua prima mostra e nel 1923 divenne professore nell’Accademia che 13 anni prima lo aveva espulso.

Tuttavia Filonov continuava a non essere compreso dai critici e via via anche dal potere politico che giudicava la sua opera incomprensibile.

Nel 1924 fondò la sua scuola di Maestri del Realismo Analitico che raccolse una settantina di artisti, fra i quali anche la scultrice americana Helen Hooker . Sotto la sua guida il gruppo lavorò a molti progetti dalle scenografie (“L’Ispettore generale” di Gogol) alle illustrazioni di libri e poemi.

Nella storia dell’arte grafica rimane un esempio l’illustrazione del poema epico finlandese “Kalevala”: 14 artisti sotto la guida di Filonov crearono un lavoro grafico di notevole livello, finalizzando la propria individualità per un fine comune.

In questo periodo la produzione di Filonov fu notevole:

Formula of spring
The Narva Gate

La censura e l’oblio

Ma alla fine degli anni 20 la situazione peggiorò. Il governo sovietico iniziò ad interferire in tutte le manifestazioni artistiche e ad imporre la sua visione del Realismo Sociale.

L’opera di Filonov venne censurata, nel 1929 il governo sovietico proibì una sua mostra e non gli fu più permesso di esporre. Anche i suoi discepoli via via lo abbandonarono.

Rifiutò ogni possibile compromesso con il potere, fu fedele alla sua arte fino alla fine.

Le sue condizioni economiche peggiorarono, non volle mai vendere le sue tele nella vana speranza di poterle donare allo stato e creare un Museo dell’Arte Analitica.

Filonov era ormai completamente isolato, ma continuò le sue ricerche creative.

Formula of the Petrograd Proletariat

Nel suo diario alla data del 30 agosto 1935 annotava:

“a partire dai primi giorni di giugno, the zucchero ed un chilo di pane hanno costituito la mia razione quotidiana…il 29 con la farina che avevo risparmiato, mi sono cotto l’ultima focaccia, preparandomi per l’ennesima volta a vivere senza niente da mangiare”

Morì di freddo e di fame il 3 dicembre del 1941 durante l’assedio nazista di Leningrado.

Molte sue opere vennero salvate dalla sorella Evdokia che tempo dopo le donò al Museo statale Russo che le chiuse in soffitta, dimenticandole fino al 1988.

Ma questa è un’altra storia. Quella del mio prossimo articolo