Safet Zec

Safet Zec al lavoro

Considerato dalla critica internazionale un artista di straordinarie qualità espressive.

Nasce a Rogatica in Bosnia-Erzegovina nel 1943; in seguito frequenta a Sarajevo la Scuola di Arte Applicata e poi a Belgrado L’Accademia delle Belle Arti dove viene considerato quasi un prodigio. Terminati gli studi, Zec sempre a Belgrado incontra l’artista Ivana che diventerà sua moglie, insieme restaurano una vecchia casa nella piccola cittadina di Pocitelj, vicino a Mostar, luogo molto amato dagli artisti, che ZEC manterrà anche quando, nel 1987 torna a vivere a Sarajevo, da pittore affermato.

Dall’87 al ’91 essendo riconosciuto ed apprezzato come uno dei pittori più importanti del proprio Paese viene invitato a diverse mostre all’estero tra cui anche in Giappone. Rimarrà a Sarajevo fino a tutto il 1991, ma a causa della guerra che colpirà la ex-Yugoslavia dall’aprile dell’anno successivo, si vedrà costretto a lasciare il proprio Paese e a rifugiarsi in Italia con tutta la sua famiglia. Con lo scoppio della guerra, il mondo nel quale Zec era cresciuto viene sconvolto. Pocitelj viene parzialmente distrutta e nel disastro vengono distrutte la maggior parte delle sue prime opere.

Acquaforte
L’arrivo in Italia

Arrivato in Italia inizialmente soggiorna a Udine e poi a Venezia che per Zec diventerà come la sua seconda patria. In Italia nel 1992 l’artista deve ricostruirsi una vita ed una attività, poiché un buon numero di suoi lavori sono rimasti a Sarajevo nel proprio studio.

Grazie al grande aiuto della Stamperia d’Arte di Corrado Albicocco di Udine, l’artista ricomincerà a lavorare ed a ricostruirsi una nuova vita. Corrado Albicocco coltiva sin da ragazzo una passione per la pittura, ma non ritenendosi particolarmente dotato decide di dedicarsi al sostegno degli artisti e alla riproduzione delle loro opere, attraverso la tecnica pressoria.

Avere una stamperia d’arte richiede una grande maestria come artigiano stampatore, ed una grande conoscenza pratica per riuscire a soddisfare pienamente le esigenze e le volontà di coloro che incidono la lastra di partenza. Nasce così un rapporto particolare tra stampatore e pittore, fatto di pazienza ed estrema attenzione verso i Maestri di fama internazionale che si affidano alla sua bravura.

Tra questi troviamo Safet Zec che, come molti artisti è un uomo dal carattere forte, particolarmente esigente e puntiglioso, spesso difficile da accontentare, ma proprio per questi motivi Corrado Albicocco è orgoglioso di poter contribuire a soddisfare pittori così importanti. Zec ricomincia così a produrre senza sosta nuove tele, disegni ed incisioni con l’utilizzo di tecniche diverse come l’acquaforte, l’acquatinta e la punta secca; e già nel 1994 sarà pronto per una sua prima mostra personale in Italia.

Acquaforte – punta secca
La grande chioma – Acquaforte – punta secca – colorata
Acqua tinta e collage
L’atelier a Sarajevo

Seguiranno altre mostre in Europa e negli Stati Uniti. Rientrerà poi in patria nel 1996 dopo la fine del conflitto nella ex- Yugoslavia . Poco dopo anche il suo “Studio collezione Zec”, nel cuore di Sarajevo, viene riaperto e da quel momento il suo atelier non sarà solo una sede per esporre le sue opere, ma diventerà anche centro di iniziative culturali. Innumerevoli sono le esposizioni personali in Europa. Con il passare del tempo ed il ripristino di una pace duratura, anche la sua casa-studio di Pocitelj verrà di nuovo restaurata, ed oggi ospita una scuola di grafica. Attualmente Safet Zec vive ed opera tra Sarajevo, Parigi e Venezia.

La poetica di Safet Zec

Le opere di Safet Zec raffigurano spesso le cose che ci circondano in una luce che ci porta ad osservare il mondo al di là delle semplici apparenze fisiche esprimendo un loro intrinseco valore metafisico. Per non parlare delle infinite rappresentazioni di corpi, in particolare mani, braccia, gambe e visi con i dettagli più diversi come le unghie di una mano o una lacrima che scorre sulla guancia rugosa di una donna. E ancora nei disegni degli alberi, in particolare delle grandi chiome dei grandi alberi e di luoghi nelle diverse stagioni e nelle diverse ore del giorno.

Grande chioma d’albero
Venezia

Questi i temi che da sempre sono stati fondamentali nella pittura di Michelangelo, Velàzquez, Goya ed altri ancora per culminare con Rembrandt, ovvero “i Grandi Maestri” ai quali Safet Zec si rivolge con un’ammirazione profonda, ma forse anche con il gusto della sfida: non per caso viene considerato una delle più significative personalità artistiche del nostro tempo.

Acquaforte – puntasecca – omaggio a Rembrandt
Il ciclo pittorico intitolato “Exodus”

“La mia pittura in nome della verità”

Un lavoro che porta a compimento nel 2017 ed è una raccolta di teleri parietali (ampie tele) create dall’artista utilizzando una tecnica mista, dall’olio alla tempera al collage di fogli di giornale che si impastano con lo strato disuniforme del colore.

Gli immensi teleri realizzati tra il 2015 e il 2017 di undici metri per tre e quaranta (tempera su carta da giornale e tela) danno voce al grido di dolore contro ogni tipo di guerra, ed a chi è costretto ad abbandonare il proprio Paese in cerca di salvezza. Uomini e donne che devono lasciare i propri cari troppo anziani e tutti i loro averi per fuggire.

Questi teleri narrano, momenti di precarietà, ricordandoci immagini di profonda sofferenza a tal punto da infondere a chi le osserva un atteggiamento di pietà.

Da queste tele Zec riesce a far riaffiorare con grande bravura i volti ed i gesti di persone devastate dal dolore, immagini che si ritrovano successivamente anche sulle pagine dei giornali dell’epoca.

La mostra di “Exodus” pone il visitatore di fronte ad una drammaticità spesso dimenticata che Safet Zec con questa grande opera riesce a ricostruire e con una straordinaria potenza espressiva narra tutte le sue esperienze; il suo dramma personale, il suo orrore per la guerra e la pietà per la moltitudine di vittime.

Una testimonianza dell’artista già conosciuto da ormai più di venticinque anni attraverso le opere che raffigurano: volti, mani, abbracci e braccia tese per aggrapparsi a qualche cosa nel tentativo disperato di non soccombere ad una guerra spietata voluta ed organizzata da uomini contro altri uomini.

Mani per il pane – Tempera su carta e tela
EXODUS particolare

Safet Zec ha vissuto in prima persona questo dramma con la sua famiglia, fuggendo da Sarajevo, ridotta a cumuli di terra e macerie, dilaniata da un conflitto che ha sconvolto la loro vita, i loro affetti, la loro esistenza. Zec non illustra solo, ma sembra chiedere in silenzio una nostra riflessione e quasi una partecipazione alle assurde sofferenze, ai traumi fisici e psicologici che una lotta armata può infliggere.

EXODUS – Uomo e bimbi

“Exodus” è un emozionante percorso che permette a chi guarda di arrivare a comprendere anche l’intimità dell’artista; questo ciclo pittorico è una mostra itinerante che viene presentata in ambito internazionale, che vuole ricordare e sottolineare gli orrori della guerra che l’autore spera non vengano mai più ripetuti.

Soggetti ed opere che attraggono ed obbligano ad una attenta considerazione, che pongono a lato del Gesù in croce le atrocità subite dall’umanità per le contese e gli scontri fra gli uomini dei nostri giorni. Dopo aver vissuto l’esperienza della presentazione delle proprie opere in Basiliche, Abbazie, Chiese, luoghi della preghiera e del raccoglimento, l’esposizione nei Musei proporrà una visione di maggiore dettaglio sul tema.

I diversi quadri esposti confermano come la forza espressiva rimanga alta anche sui piccoli formati. Quello che forse colpisce di più di questo artista oltre alla testimonianza sulla guerra, è la particolare tecnica che lui utilizza con grande maestria.

L’impressione che si prova nell’accostarsi ai lavori di Safet Zec, anche a dipinti di soggetti quotidiani: dalle sedie ai letti sfatti, al pane ai cesti di patate, alle nature morte, ai paesaggi, alle finestre, ai volti, é quella di riscoprire un insieme di armonia e bellezza fusi in un universo di potente forza espressiva.

La sedia e il pane
Cesto con pane dipinto

E’ una ferma presa di posizione dell’artista, una presenza discreta con una costante che per la sua indole tranquilla rimane precisa e determinata contro ogni forma di violenza.

Dice Safet Zec :

“senza talento accompagnato allo studio, all’applicazione, alla precisione, alla volontà ferrea, alla fatica ed all’impegno indispensabili a raggiungere la padronanza della tecnica, anche l’ispirazione più alta resterebbe velleitaria”.

Deposizione dalla croce