LA STORIA DEL LABIRINTO. UN SEGNO UNIVERSALE

Il labirinto è un simbolo che ha affascinato l’umanità fin dall’antichità sia in chiave esoterica che come metafora della condizione umana. La sua origine si può far risalire alla spirale, uno dei segni archetipici più potenti che l’uomo abbia mai concepito. E’ la Kundalini dello Yoga, l’energia divina che risiede in forma dormiente in ogni individuo. Se ridestata è in grado di sviluppare la forza primordiale e il potere della vita.

Storia del labirinto un segno universale.
Athanasius Kircher, Ricostruzione del Labirinto di Creta. Tavola tratte dal volume Turris Babel, sive Archontologia qua Primo Priscorum post diluvium hominum vita, mores rerumque gestarum magnitudo…, Amsterdam, 1679 – Milano, Biblioteca Trivulziana

UN PERCORSO INIZIATICO

Senza dubbio il labirinto è la rappresentazione di un percorso iniziatico. Il suo significato più antico è infatti quello di un percorso fisso dove si entra e si esce. A volte c’è anche la presenza di un centro dove l’uomo si trova a confrontarsi con sé stesso. E’ lì che può avvenire la trasformazione dal mondo dell’apparire a quello dell’essere ma, di sicuro, chi esce dal labirinto non è più la stessa persona che vi è entrata.

Il grande scrittore e intellettuale Umberto Eco si è occupato molto di labirinti e ne distingueva di tre tipi. Gli Univiari, come quello classico di Cnosso, in cui si esce dove si entra. I Multiviari, nati intorno alla metà del sedicesimo secolo, che offrono scelte alternative. Infine i Labirinti a rete in cui ogni punto può essere connesso con qualsiasi altro. Un esempio di questo terzo tipo è il web che, nella sua esplorazione potenzialmente illimitata, domina la nostra epoca con i suoi link.

Storia del labirinto un segno universale.
Lelio Pittoni, Labirinti multiviari. Tavola ad acquerello tratta dal manoscritto Gli artifiziosi et intricati quattro libri di labirinti di Lelio Pittoni Veneziano, Mantova, 1611- Firenze, Biblioteca Nazionale CentraleFOTO GAP

Secondo Umberto Eco il labirinto è un modello del mondo. Un’architettura mentale. Una struttura archetipa che riflette (o determina) il nostro modo di pensare il mondo. Perché riflette (o determina) il nostro modo umano di adattarci alla forma del mondo, o di imporgliene una qualora esso non ne abbia – o sia disposto ad accettarle tutte. A detta di Eco:

“Se l’immagine del labirinto ha una storia millenaria, questo significa che per decine di migliaia di anni l’uomo è stato affascinato da qualcosa che in qualche modo gli parla della situazione umana o cosmica”.

LABIRINTO DEL SAPERE

Nel suo romanzo più celebre Il nome della rosa Umberto Eco sostiene che “La biblioteca è un labirinto: potreste entrare e non trovare più l’uscita”. È il labirinto del sapere, struttura del terzo tipo, estensibile all’infinito con un percorso che si apre costantemente a nuove connessioni e a nuove vie.   Non a caso il monaco cieco che custodisce il labirinto-biblioteca si chiama Jorge de Burgos. Chiaro riferimento allo scrittore argentino Jorge Luis Borges e alla sua Biblioteca di Babele.

In Borges il labirinto è uno dei simboli più ricorrenti. Metafora dell’universo, del destino e dell’inconscio popolato da paure e mostri. Rappresenta l’impossibilità da parte dell’uomo di trovare una verità assoluta e un senso definitivo alla propria esistenza.

Storia del labirinto un segno universale.
Giovan Battista Piranesi, Carceri d’Invenzioni, XIV. L’arco gotico, 1745-61,
Roma, Biblioteca Nazionale Centrale

Il labirinto più famoso dell’antichità, nonché il padre di tutti i labirinti, risale al mitico re Minosse. Si tratta del leggendario complesso architettonico attribuito a Dedalo, nell’isola di Creta. Era caratterizzato da un complicato e tortuoso intrico di corridoi e vicoli ciechi per rendere difficile l’orientamento e quindi trovare la via di uscita. Al suo interno vi era rinchiuso il Minotauro.

IL LABIRINTO DELLA MASONE

Il labirinto moderno è spesso rappresentato dai giardini delle ville signorili tra Manierismo e Barocco, a pianta geometrica. Un groviglio di vialetti delimitati da alte e spesse siepi che impediscono la visuale oltre il sentiero che si sta percorrendo. Diventano luogo di svago, piccoli paradisi suggestivi e ricchi di charme in cui è bello vagare e dove perdersi è un divertimento.

Oggi il labirinto più grande del mondo è il Labirinto della Masone che si trova a Fontanellato, in provincia di Parma.  Progettato e costruito da Franco Maria Ricci : editore, designer, collezionista d’arte e bibliofilo. Inaugurato nel 2015, è un dedalo di bambù elegante e seducente, un luogo di cultura, esteso su otto ettari di terreno. “…non è un intrico in cui perdersi bensì un percorso classicamente accogliente in cui ritrovarsi” scrive Umberto Eco.

Storia del labirinto un segno universale.
Jan Vredeman de Vries, Esempi di labirinti da giardino. Tavola tratte dal volume Hortorum viridariorumque elegantes & multiplicis formae ad architectonicae artis normam affabre delineatae…, Anversa, 1587 – Milano, Biblioteca Braidense

METALABIRINTO

Fino al 20 marzo 2022, il Labirinto della Masone offre l’occasione unica di sperimentare di persona la visita all’interno di un vero e proprio labirinto e al contempo di scoprire la storia di questo segno universale. Infatti, grazie a un innovativo percorso multimediale a cura di NEO Tech, il Labirinto si trasforma in un metalabirinto. Ospita la mostra Umberto Eco, Franco Maria Ricci. LABIRINTI Storia di un segno, che conduce i visitatori a ripercorrere la storia di questo simbolo tra i più antichi al mondo. 

La mostra è realizzata con il patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Emilia-Romagna, Comune di Fontanellato, Comune di Parma. E’ accompagnata dal catalogo delle opere esposte di Soccol e dal volume Labirinti, nella ristampa aggiornata della versione del 2013. Interamente curato da Franco Maria Ricci e pubblicato con Rizzoli. La prefazione è di Umberto Eco, il testo di Giovanni Mariotti e il dizionario mitologico a cura di Luisa Biondetti.

 Giovanni Soccol (1938), Labirinto d’invenzione XXXV, 2020, Olio su tela, 200 x 150 cm

LABIRINTI D’INVENZIONE

L’esposizione si snoda attraverso quattro sale nelle quali i visitatori vengono accompagnati dalla guida sapiente di Umberto Eco e Jorge Luis Borges. Con transiti multimediali di parole e pensieri, tra allestimenti scenografici e digitali e prestiti di rilievo.

Nella prima sala ci si imbatte in una selezione di opere dal ciclo Labirinti d’invenzione, eseguite tra il 2019 e il 2020, dal contemporaneo Giovanni Soccol.  Gli scenari affascinanti e metaforici dell’artista veneziano rappresentano una vera e propria indagine emotiva. I suoi labirinti sono così descritti da Giandomenico Romanelli:

“[…] sagome ritagliate in lastre di vetro, forgiate col fuoco, metalliche, taglienti. Ma c’è altresì una suggestione di verticalità incontenibile […] quasi labirinti-missili che fremono sulla rampa di lancio. Mausolei senza tempo, tombe di profeti, chiocciole di una storia che si riavvolge di continuo: labirinti”.

Girolamo Mazzola Bedoli, Ritratto di Bartolomeo Prati, circa 1540. Olio su tela, Parma, Galleria Nazionale.

IL MINOTAURO

Nel secondo ambiente sono collocati i prestiti importanti. Come il cinquecentesco Ritratto di Bartolomeo Prati, dipinto raffinato e misterioso di Girolamo Mazzola Bedoli, ricco di dettagli che contengono una simbologia nascosta.   Il volto perplesso del personaggio e la clessidra quasi esaurita nella mano sinistra ricordano la difficoltà dell’uomo ad affrontare il passare del tempo e l’avvicinarsi della fine. Alle spalle del gentiluomo elegantemente vestito di nero si vede, tra altri oggetti, un volume con un labirinto in copertina che rimanda anch’esso all’uscita dalla vita terrena e all’avvicinamento a Dio.

Il segno del labirinto compare poi in forme diverse nelle  opere a stampa e miniate dal rinascimento ad oggi. Con illustrazioni nei volumi antichi, come il codice di Lelio Pittoni conservato alla Biblioteca di Firenze, o il volume Carceri d’invenzione, che raccoglie le stampe calcografiche di Giovan Battista Piranesi. O ancora sulla rivista Minotaure di Skira, per toccare con mano l’idea di labirinto e di come questo simbolo abbia partecipato alla Storia del mondo.

Allestimento mostra:  La rivista Minotaure

SIGNIFICATI SIMBOLICI E PSICOLOGICI

La terza sala multimediale propone al visitatore un’immersione a 360 gradi nelle opere d’arte che raccontano lo sviluppo storico dei labirinti.  L’iconografia dei labirinti, le immagini e le animazioni contribuiscono alla realizzazione di un ambiente mutevole e dinamico.

Nella penombra dell’ultima sala, dedicata proprio a Eco, è riprodotto un labirinto dalle pareti riflettenti.  Un dedalo di specchi animato dalle figure dei visitatori che vi entrano. Intanto la voce e le parole del grande scrittore invitano il pubblico, con brani, citazioni e riflessioni a rileggere la storia del labirinto nei suoi significati simbolici e psicologici.

Allestimento mostra: sala multimediale

Labirinto reale o mentale. Ci sarà sempre chi lo percorrerà interamente o chi si perderà lungo il cammino. “Ma – conclude Eco – il mondo è più complesso e problematico dei labirinti con cui ci siamo affannati a rappresentarlo”.

Allestimento mostra: sala specchi

Pubblicato da Anna Amendolagine

Curatore indipendente, saggista e giornalista vive e lavora tra Roma e Rimini. La sua attività curatoriale inizia a partire dal 2003 e comprende l’ideazione e la realizzazione di mostre, testi e cataloghi d’arte, rassegne ed eventi culturali in collaborazione con Istituzioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero. E stata membro della giuria o del Comitato Scientifico di diversi concorsi artistici. Giornalista pubblicista e Addetto ufficio stampa ha scritto numerosi articoli su arte e cultura per riviste cartacee e online. Ha ricoperto il ruolo di Coordinatore Tecnico Europeo per due importanti progetti culturali dell’Unione Europea PETRA e LEONARDO dal 1993 al 1998.