PER RIDERE E BANCHETTARE TRA POESIA E FOTOGRAFIA

Quando la fotografia di Roger Ballen si incontra con la poesia di Gabriele Tinti allora il risultato è qualcosa di insolito e di molto speciale che si trova racchiuso nel libro THE EARTH WILL COME TO LAUGH AND FEAST. Il volume, uscito alla fine del 2020 per le edizioni Powerhouse Books, New York, è ora disponibile nelle librerie e online.

Copertina del libro

Roger Ballen è considerato uno dei fotografi artisti più influenti e importanti di questo secolo e il suo lavoro si estende nell’arco di oltre quarant’anni. E’ nato negli USA ma vive e lavora in Sudafrica ormai da moltissimi anni. Le sue fotografie strane ed estreme ingaggiano un confronto con lo spettatore e lo sfidano ad intraprendere un viaggio nella propria mente per esplorarne le parti più profonde.

Poeta e scrittore italiano, Gabriele Tinti ha scritto ispirandosi ad alcuni capolavori dell’arte antica e ha collaborato con Istituzioni museali di tutto il mondo dove i suoi versi sono stati letti da attori di fama internazionale. Nel 2018 il suo progetto di poesia ecfrastica “Rovine” è stato insignito del Premio Montale. Memorabile la lettura che nel 2019 Kevin Spacey ha fatto della sua poesia ispirata alla statua il Pugilatore a riposo a Palazzo Massimo.

Missing eye

Il libro si suddivide in quattro parti e presenta 63 fotografie di Ballen che riassumono il suo lavoro nell’arco di venti anni, dal 1996 al 2017. Ogni opera fotografica ha un titolo e le poesie e i due testi in prosa di Tinti, in italiano con la rispettiva traduzione inglese di David Graham, sono una risposta a ciascuna immagine. Tranne poche, tutte le foto sono rigorosamente in bianco e nero nel formato preferito da Ballen, il quadrato. Una bella intervista di Louise Salter ai due autori e le loro biografie concludono il libro.

Per quanto riguarda il rapporto tra linguaggio e immagine Gabriele Tinti ritiene che l’arte e la letteratura siano sorelle:

“Ciascuna ha bisogno dell’altra. Il mio è un sogno, una scrittura che dà voce a fantasmi, frammenti, le ombre evocate dalle immagini”.

Roger Ballen invece è sempre stato d’accordo con l’ osservazione di Ezra Pound, il famoso poeta, il quale una volta commentò che il metodo più profondo per scrivere sull’arte fosse attraverso la poesia o la filosofia. Spiega il fotografo:

“Purtroppo oggigiorno pochissimi critici sembrano tener conto di questi campi”

Bedfellows

La collaborazione tra i due artisti si è rivelata proficua. Le loro conversazioni, il tempo che si sono dedicati, il confronto delle loro esperienze sono state preziose per la produzione di questo lavoro. Secondo Tinti:

“Le immagini di Roger, come penso la mia scrittura, sono il risultato di una lotta drammatica, lacerazioni che ricordano la violenza dell’essere al mondo, sono desideri, preghiere, lamenti. Definiscono il tragico ‘dopo la tragedia’. Quello che resta tra le rovine”.

Per Ballen:

“La poesia di Gabriele distilla molte delle essenze del mio immaginario e allo stesso tempo crea altre interpretazioni che si riferiscono in qualche modo inspiegabile al mio lavoro. Gabriele ed io abbiamo una comprensione intrinseca di quale dovrebbe essere lo scopo dell’arte e di conseguenza non c’è mai stato alcun disaccordo sul significato

On fire

parte i

Nelle foto della prima parte, che vanno dal 1999 al 2017, Ballen mette in scena piccoli teatrini con pupazzi e bambole dissezionate, maschere, nature morte con animali finti o vivi, letti sudici su sfondi di muri imbrattati da disegni elementari fatti col gesso o a carboncino. Le due foto che compaiono all’inizio sono in formato rettangolare verticale per fare entrare più piani paralleli che ricordano le creazioni di Rothko con la linea orizzontale. In un altro paio di foto fanno la loro comparsa anche delle statuine di stampo religioso però collocate in contesti improbabili. Tutto è sempre fuori contesto in Ballen ed è per questo che risulta inquietante.

Entwined

parte ii

Protagonisti assoluti delle fotografie che compongono la seconda sezione – dal 1995 al 2000 – sono gli esseri umani o i loro ritratti, colti in situazioni tranquille ma spiazzanti, da soli o in relazione a un’ altra persona o a un animale. La scena si svolge sempre in interni angusti e desolati con il solito corredo di fili elettrici o telefonici, letti, giacigli o divani di fortuna, pareti scrostate che attendono solo di essere coperte da graffiti. Contrariamente a tutte le altre, le ultime due foto sono accompagnate non da poesie bensì da due lunghi testi in prosa.

parte iii

Nelle immagini della terza parte, che vanno dal 2001 al 2015, il focus si restringe ancora, per riprendere implacabilmente quelle che lui chiama stanze dell’ombra. Si tratta di stanze desolate in cui regna lo sconforto, fantasmi del presente e del passato che si affacciano sulle pareti e si intrecciano coi soliti fili elettrici che serpeggiano copiosi alle pareti, a volte si trova anche filo spinato tanto per accentuare la pena e il dolore che vi scorrono dentro. Gli animali finti, morti e vivi non mancano mai: uccelli, cani, criceti, pesci e salamandre anche serviti sui piatti per un pasto frugale.

Ma l’essere umano scarseggia in queste foto, sostituito da sue parti, soprattutto mani, o nascosto dietro maschere che ne celano l’identità, ammesso che ce ne sia una. La morte appare sotto forma di scheletri di cartone. Brandelli di muro scrostati e disegnati, oggetti vari sparsi e pupazzi tutto contribuisce a dar vita alle composizioni di Ballen che crea un mondo interiore di difficile digestione ma che grida il suo diritto ad essere rappresentato.

Disguised

parte iv

L’essere umano è praticamente scomparso dalle foto, dal 2005 al 2008, che appaiono nella quarta sezione. O è ricoperto da stracci o è sotto le coperte in un letto, per il resto ci sono solo parti del corpo: dita, mani o piedi sporchi, così accompagnati dai versi del poeta:

I tuoi piedi sono freddi, rimangono soltanto
per comporre la scena

Fragments

Anche gli animali – un topo, un serpente – sono pressocchè scomparsi o ridotti a loro parti: pelli di zebra, scimmiotti spelacchiati, bacarozzi morti. E poi tutta la serie di oggetti rituali cari al fotografo: bambolotti sventrati, teste e tronchi di statue, maschere, fili, immagini varie. Tutta paccottiglia sistemata sullo sfondo di pareti scarabocchiate, strappate o coperte da teli e giornali che contribuiscono a rendere ancor più perturbanti le composizioni fotografiche di Ballen. Così li descrive Tinti:

Guardano nel vuoto, sogghignano, urlano
canti sanguinosi quelle anime scavate

Ma oramai sono rimasti solo gli sfondi non ci sono più nemmeno i teatrini visti nelle parti precedenti.

Le lasci stare nel buio pallido del crepuscolo,

t’affacci melanconico sulle tenebre d’intorno.
Il fragore delle loro voci si attenua finalmente,
il vento svela la burrasca dei giorni passati
e tu segui il contorno di un presagio,
l’eco vano del tempo perduto.

Lo scatto fotografico si restringe sui più desolati luoghi dell’anima dove, dice la didascalia introduttiva,

“…la terra verrà a ridere e banchettare ogni nostra confessione, lamento, preghiera, ogni nostro anatema”.

Toenail

Pubblicato da Anna Amendolagine

Curatore indipendente, saggista e giornalista vive e lavora tra Roma e Rimini. La sua attività curatoriale inizia a partire dal 2003 e comprende l’ideazione e la realizzazione di mostre, testi e cataloghi d’arte, rassegne ed eventi culturali in collaborazione con Istituzioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero. E stata membro della giuria o del Comitato Scientifico di diversi concorsi artistici. Giornalista pubblicista e Addetto ufficio stampa ha scritto numerosi articoli su arte e cultura per riviste cartacee e online. Ha ricoperto il ruolo di Coordinatore Tecnico Europeo per due importanti progetti culturali dell’Unione Europea PETRA e LEONARDO dal 1993 al 1998.