DUE SCRITTORI PER UN FOTOGRAFO

Il ritratto è uno dei motivi elettivi che una buona parte dei fotografi ha sempre praticato.

 

Ferdinando Scianna, un grande fotografo dei nostri tempi che è anche scrittore, ha mostrato un particolare interesse al tema del ritratto. Tanto è vero che nel 2020 pubblica, per le edizioni UTET, il libro Il Viaggio di Veronica. Una storia personale del ritratto fotografico.

 

Attraverso i vari capitoli scrive di come lui stesso si è avvicinato a questo genere e di come, secondo lui, si sono approcciati al ritratto altri grandi maestri della fotografia. Arte che oggi può vantare una storia di circa 200 anni. Racconta Scianna:

 

“Io sono un fotografo che scrive perché ho avuto tanti amici scrittori e ho sempre avuto una passione per la letteratura. Mi sono rivolto spesso agli scrittori per parlare delle mie fotografie perché mi sembrava che avessero più cose da dire dei critici”.

 

Ferdinando Scianna, 2021 © Sandro Lucentini

 

DUE GIGANTI DELLA LETTERATURA

Una sua mostra di ritratti intitolata “Ferdinando Scianna. Due scrittori: Leonardo Sciascia e Jorge Louis Borges”, a cura di Sandro Parmiggiani, è ora allestita e visitabile fino all’ 8 dicembre 2021 presso la Reggia di Colorno, nel parmense.

 

Il Maestro era presente all’inaugurazione, e non si poteva non chiedergli alcune riflessioni sul ritratto fotografico. Questa la sua breve  risposta:

 

“Il ritratto è sempre un’incognita. A volte la prima intuizione è la migliore, senza sapere troppo del soggetto da fotografare. A volte invece il ritratto nasce da una consuetudine col soggetto. Non ci sono regole ma ci deve sempre essere un incontro, un momento in cui tu ti riconosci nell’altro e lo fotografi come se fosse tuo fratello. Un momento di vera emozione”.

 

In netto contrasto con le pareti e le volte affrescate della sontuosa Reggia, un sobrio ed essenziale allestimento bianco e nero incornicia gli splendidi ritratti dei due protagonisti della letteratura del Novecento: Leonardo Sciascia e Jorge Luis Borges.

 

ITALY, Sicily, Randazzo: italian writer Leonardo SCIASCIA.
© Ferdinando Scianna/Magnum Photos

 

COLORNO PHOTO LIFE

La mostra si inserisce nel programma di Colorno Photo Life, l’annuale appuntamento di cultura fotografica. Quest’anno il principale filo conduttore  è il ritratto, ed in particolare quello di scrittori, intellettuali, attori di teatro. Così Parmiggiani illustra i contenuti della rassegna:

 

Ferdinando Scianna, nei 44 ritratti di Leonardo Sciascia e di Jorge Luis Borges, scava nei volti e nei corpi di due scrittori a lui molto cari. Se l’incontro con Borges è degli anni Ottanta, quello con Sciascia risale al 1963, dando vita a un’amicizia e a una collaborazione tali da indurre Scianna a definire lo scrittore siciliano ‘un secondo padre’.

 

Il viaggio con Sciascia inizia quando si sono conosciuti, nel 1963, ed è durato fino alla morte dello scrittore siciliano nel 1989. Durante questo periodo il fotografo ha avuto modo di scattare centinaia e centinaia di suoi ritratti. A sua volta Sciascia firmerà molti dei testi introduttivi alle monografie fotografiche di Scianna.

 

 

SCIASCIA UNA RELAZIONE PROFONDA

 

Scianna, che in varie occasioni ha definito Sciascia un secondo padre, un padre putativo, per l’amicizia profondissima che li legava, dichiara:

 

“Questa mostra mette insieme due cose per me importanti la fotografia e la letteratura. Oltre a una terza cosa l’amicizia o la stima che si trasforma in amicizia.   Ho avuto il previlegio di essere amico di Sciascia per 26 anni. E’ stato un angelo paterno, un maestro, un amico e pure finanziatore nei momenti difficili della mia vita”.

 

Sala Sciascia, 2021 © Sandro Lucentini

 

Scianna afferma di non aver mai fotografato Sciascia per ragioni professionali, ma solo in situazioni informali. I 22 ritratti dello scrittore siciliano esposti in mostra lo riprendono in faccende private e sono tratte da un corpus di immagini che in 26 anni hanno superato le 1.500 unità.

 

Scianna lo ha immortalato sereno, sorridente, a volte sornione. Come quando arrivava per il compleanno delle sue bambine, quando sonnecchiava dopo pranzo, quando andava alle sue mostre o mentre fumava una sigaretta. Quindi questi ritratti possono considerarsi il distillato di una relazione umana durata nel tempo.

 

Il curatore della mostra, Sandro Parmiggiani, spiega:

 

Delle persone, anche le più umili da lui fotografate, sentiamo il calore e la vicinanza, giacché non ci paiono né alteri né isolati in un bozzolo di autosufficienza, ma sempre parte di un humus vitale, generale, che determina e accentua la loro capacità di comunicare, e che in un qualche modo a tutti appartiene.

 

Italy, Sicily, Sant’Elia: The window on the sea.
© Ferdinando Scianna/Magnum Photos

 

BORGES IMMAGINE DI UN MITO

 

L’incontro di Scianna con Borges risale invece al 1984, quando ebbe l’incarico di fotografare lo scrittore argentino in occasione di un premio che era venuto a ritirare a Palermo. Borges era già cieco e Scianna non toccava terra dalla felicità perché la sua relazione con lo scrittore era stata, negli anni, intensissima. Aveva letto tutti i suoi libri più le 8-10 interviste giornalistiche, che lui aveva pubblicato, dalle quali veniva fuori la sua filosofia letteraria e di vita.

 

Ritrarre Borges fu molto interessante perché, racconta Scianna, era una delle rare persone assolutamente all’altezza del suo mito:

 

“Di un uomo si tenta sempre di riuscire a cogliere, in una immagine fotografica, quello che definisce o può tentare di definire il carattere, la vicenda, la parabola umana di una persona. Tu incontri tante persone che hanno fatto delle cose molto interessanti ma poi umanamente non sono all’altezza. Invece lui era Milton, era Omero, era cieco, parlava da poeta, mangiava parole. Però allo stesso tempo era ironico e divertente”.

 

Il risultato di questa straordinaria esperienza si trova riflesso nelle 22 immagini in mostra a lui dedicate. Si tratta di foto piuttosto statiche in cui lo scrittore è colto in varie situazioni durante la sua visita in Sicilia. Borges al cospetto di statue antiche, immerso nel paesaggio siciliano, seduto e appoggiato al fido bastone, sullo sfondo del mare o di cieli percorsi da nuvole.

 

Sala Borges, 2021 © Sandro Lucentini

 

LETTERATURA E RITRATTO

 

Non potendo vedere, Borges doveva toccare le statue o i monumenti che gli capitavano sottomano oppure si faceva descrivere le cose o l’ambiente circostante da qualcuno per ricavarne una immagine interiore. Dagli scatti di Scianna emerge un personaggio di alta levatura, completamente assorto nella contemplazione di ciò che aveva percepito la sua mente.

 

Purtroppo l’amicizia di Scianna con Borges non durò a lungo. Si rividero a New York un’altra volta, poi lo scrittore morì poco tempo dopo.

 

Nel delineare un profilo complessivo della sua opera, Sandro Parmiggiani afferma:

 

“Va detto che nelle immagini di Scianna il buio si manifesta in tutto il suo mistero e la sua forza di rivelare il senso vero di ciò che se ne sta nel versante opposto, dentro la luce; del resto Ferdinando stesso ha confessato che la sua percezione della luce è quella propria di un siciliano: “Il sole a me interessa perché fa ombra: è così drammatico che produce dialetticamente il suo contrario”.

 

Ferdinando Scianna, Borges, 2021 © Sandro Lucentini

 

Se il fotografo realizza un ritratto con la macchina fotografica, il pittore lo fa col pennello, lo scultore con lo scalpello e il disegnatore con la matita, lo scrittore lo farà con la penna. E paradossalmente si deve proprio alla penna di Sciascia uno dei ritratti più lucidi e intensi di Scianna fotografo:

 

È il suo fotografare, quasi una rapida, fulminea organizzazione della realtà, una catalizzazione della realtà oggettiva in realtà fotografica: quasi che tutto quello su cui il suo occhio si posa e il suo obiettivo si leva obbedisce proprio in quel momento, né prima né dopo, per istantaneo magnetismo, al suo sentimento, alla sua volontà e – in definitiva – al suo stile.

 

Pubblicato da Anna Amendolagine

Curatore indipendente, saggista e giornalista vive e lavora tra Roma e Rimini. La sua attività curatoriale inizia a partire dal 2003 e comprende l’ideazione e la realizzazione di mostre, testi e cataloghi d’arte, rassegne ed eventi culturali in collaborazione con Istituzioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero. E stata membro della giuria o del Comitato Scientifico di diversi concorsi artistici. Giornalista pubblicista e Addetto ufficio stampa ha scritto numerosi articoli su arte e cultura per riviste cartacee e online. Ha ricoperto il ruolo di Coordinatore Tecnico Europeo per due importanti progetti culturali dell’Unione Europea PETRA e LEONARDO dal 1993 al 1998.