Ikko Tanaka il “principe” dei grafici giapponesi.

Famosi i suoi manifesti, IkkoTanaka in tutta la sua vita perseguì sempre una propria linea di espressione ed un proprio personalissimo stile.

IkkoTanaka grafico giapponese

Ikko Tanaka nacque nel 1930 nella prefettura di Nara nella regione del Kansai, culla della civiltà giapponese, figlio di Kazumitsu Tanaka e di Norihisa Tanaka.

A soli 19 anni si diplomò alla Kyoto School of Fine Arts. Successivamente si laureò nell’antica e raffinata capitale imperiale di Kyoto presso l’Istituto Universitario di Arte (oggi Università delle Arti a Kyoto)

I primi anni della sua professione li trascorse ad Osaka, dove rimase fino al 1957 quando si trasferì a Tokyo, che iniziava a trasformarsi in grande metropoli internazionale.

Nel 1950 fu assunto dall’azienda tessile Kanegafuchi Boseki nel dipartimento di disegno dei tessuti diretto da Kinoschita Karsujiro (che aveva lavorato a Parigi per 18 anni nel campo della stampa dei tessuti).

L’esperienza di lavoro a fianco di Kinoschita fu una costante fonte di ispirazione per Tanaka oltre che di metodo e di stile. Nel 1952 fu assunto dal quotidiano Sankei di Osaka, purtroppo il reparto della grafica, il lavoro a cui tanto aspirava, era già completo ed egli finì per svolgere il lavoro di archivio.

In quella occasione, disegnava insegne e locandine, per gli spettacoli che si tenevano, al Sankei Hall, il teatro del giornale al piano terra.

Nel tempo libero e senza alcun compenso, vi lavorava per piacere ed ebbe la soddisfazione di vedere esposti i suoi manifesti, anche se le sue realizzazioni non venivano stampate, ma solo appese per illustrare le rappresentazioni.

Da Nara a Tokyo

Cinque anni dopo si trasferì a Tokyo. La rapida ascesa di Tanaka Ikko ai vertici della grafica nazionale è legata anche alla sensibilità estetica di un grande critico come Katsumie Masaru che prese parte a tutti i più importanti eventi grafici giapponesi e a molti di quelli internazionali. Tanaka Ikko nel 1959 ricevette il suo primo premio, il Japan Advertising Artists Club, che fino ad allora era stato assegnato a grafici meno giovani e conosciuti. L’ anno successivo entrò alla Nippon Design Center e ricevette la medaglia d’oro dell’ADC (Art Directors Club) di Tokyo e nel 1961 quella d’argento. Due anni dopo lasciò la Nippon Design Center per fondare il suo studio.

Nel 1964 si dedicò alla ideazione dei simboli e delle medaglie per le Olimpiadi di Tokyo. L’ anno successivo fece una personale in Olanda. Dal ’66 al ’69 fu un susseguirsi di impegni e riconoscimenti.

Nel 1970 contribuì a realizzare il Padiglione dedicato alla storia giapponese nell’Expo di Osaka.

Tre anni dopo IkkoTanaka ricevette numerosi premi, negli anni successivi continuò con personali e mostre in tutto il mondo con premi e riconoscimenti importanti.

E’ stato poi il progettista della mostra ”Japan Style” al Victoria and Albert Museum di Londra nel 1980, evento che ha reso il talento di Tanaka celebre nel mondo occidentale.

Morì nel gennaio del 2002 a Tokyo.

Tra i suoi molteplici lavori

“Heike Nokyo” – XII sec. (dettaglio)

Il manifesto “Japan” del 1986, che raffigura un cerbiatto, creato per una mostra progettata dai grafici della JAGDA (Japan Graphic Designers Association) è secondo molti critici uno dei suoi lavori più importanti e significativi di tutta la sua carriera.

Questo manifesto si ispira alle forme caratteristiche dell’antico “Heike Nokyo” ovvero un testo buddhista del XII secolo, un Sutra conservato nel Santuario di Itsukushima a Hiroshima.

Il Sutra è un rotolo orizzontale (emakimono), su carta decorata con sottilissime foglie d’oro e d’argento, dove la scrittura ad inchiostro e l’immagine semplificata di un cerbiatto si completano.

Tanaka Ikko “Japan” – 1986

Per questa mostra, IkkoTanaka rinnova la grafica del cerbiatto, simbolo dello Yamato (periodo storico di grandi battaglie che unificarono il Giappone, 250d.C. – 710 d.C.), ovvero riporta su uno sfondo arancione un cerbiatto stendendo il colore in modo uniforme. Nell’ osservare il manifesto, risalta la linea curva del dorso dell’animale, con la testa rivolta verso il basso.

Dei cerchi colorati rappresentano il manto del cerbiatto, mentre altre tre forme geometriche raffigurano l’occhio e le orecchie. Per completare il manifesto inserisce una scritta “Japan” in caratteri occidentali, dove ogni lettera ha un colore diverso.

Il cerbiatto di Ikko è molto semplificato sia per la grafica di tipo stilizzata, sia per il tipo di linee, che rispecchiano tre elementi tipici dell’arte giapponese.

  • L’ eliminazione del superfluo, per ricondurre l’attenzione dell’osservatore all’oggetto stesso.
  • La semplificazione che lascia spazio alla fantasia e alla sensibilità dello spettatore.
  • Creare una semplicità intuitiva, e permettere una comunicazione immediata.

La Scuola Rinpa creata nel XVII secolo

La scuola Rinpa è nella storia una delle più importanti scuole della pittura giapponese. La caratteristica di questa scuola è proprio la semplicità, la bravura, e la capacità di stilizzare i soggetti per arrivare alla loro essenza, e lasciare spazio alla sensibilità di chi guarda.

Ogata Korin Pruni rossi e bianchi (dettaglio) – Scuola Rinpa

Nel corso della sua vita crea alcuni celebri manifesti, molti dei quali per gli spettacoli della scuola Kanze del Teatro Noh: ovvero poche linee dove si riconosce la tipica maschera del teatro.

Il Teatro Noh ha origini lontanissime nella tradizione giapponese: i costumi, le maschere e la gestualità tipica di questa specifica forma di teatro si tramandano da secoli.

Cenni sulla carriera di Tanaka Ikko

Ogni maschera rappresenta uno stato d’animo impersonale, ma ha la peculiarità di mostrare, come un volto umano, le espressioni basilari per il dramma che viene rappresentato.

Le maschere del Teatro Noh sono finemente intagliate per poter dare all’attore la possibilità di esprimere diverse emozioni come: ridere, piangere, manifestare rabbia, felicità a seconda della luce da cui viene illuminata la maschera ed il conseguente “gioco d’ombre” che si crea mettendo in risalto alcune forme rispetto ad altre, determinando le espressioni di un volto.

L’artista mette in evidenza solo gli aspetti essenziali che, nonostante siano realizzati in modo molto naturale ed appena abbozzati, permettono di leggere la maschera che appare sullo sfondo colorato di una sua creazione.

Per la natura stessa del manifesto l’inserimento della scrittura è indispensabile per perfezionare la composizione, così come i testi antichi giapponesi erano completati da immagini.

Maschera per Teatro Noh

I Meisho

Ikko Tanaka si rifà, nelle sue scelte artistiche, a vari generi di pittura giapponese del passato come alle xilografie dell’Ukiyo-e, un genere d’arte di grande successo durante il periodo Edo, detto anche periodo Tokugawa (1603 – 1868).

Nel corso di quegli anni, artisti e grafici danno origine a rotoli e riviste con xilografie che ritraggono le giovani donne eleganti, il mondo del teatro Kabuki ed i luoghi più conosciuti del Giappone ovvero i “meisho”.

Maschera perTeatro Kabuki

I KANBAN

Dalla metà dell’XIX secolo, sempre in stile Ukiyo-e venivano realizzati i “kanban” che erano manifesti pubblicitari che rappresentavano i nuovi costumi di vita cittadina, o il rapporto fra natura e uomo, o semplicemente la vita lavorativa quotidiana.

Quando venivano creati per il Teatro Kabuki potevano essere realizzati anche come insegne. I kanban venivano appesi all’esterno del teatro per reclamizzare l’apertura della stagione teatrale: il programma dei nuovi spettacoli e gli attori. In questo caso il kanban riportava il viso dell’attore del Kabuki abbinato al messaggio calligrafico, fondamentale per fare pubblicità.

Alcuni studiosi affermano che ” Questi kanban possono essere considerati i primi lavori di arte grafica contemporanea”.

La bellezza dei volti o della maschera degli attori del Teatro Kabuki prevalse come soggetto dei manifesti di Ikko Tanaka con la stessa intensità dei volti di Utamaro o di Ukusai, ma utilizzando un’ arte astratta con forme geometriche in un contesto di arte contemporanea.

Nel 1981 gli venne commissionato il manifesto “Nihon Bujo” per uno spettacolo di danza giapponese a Los Angeles.

Ikko Tanaka propone il volto della bellezza femminile giapponese realizzandolo con solo figure geometriche e utilizzando colori brillanti.

Il volto è composto da un semplice trapezio bianco in cui vengono inseriti cerchi e semicerchi per la bocca e gli occhi, mentre per realizzare la tipica acconciatura giapponese utilizza trapezi ed un quadrato ed infine un cerchio azzurro che ricorda lo spillone classico tra le ciocche dei capelli.

Dalla cultura classica a quella contemporanea

Già a partire dal X secolo “i meisho” sono luoghi celebri del Giappone in quanto associati ad una particolare opera letteraria classica o ad un evento ben definito, che vengono successivamente riproposti nelle arti figurative, spesso associati ad un testo letterario.

l’Iris, in arte il fiore classico giapponese, si combina con il meisho

Da “i racconti di Ise” o “Ise Monogatari”composto tra il IX e il X secolo da un autore sconosciuto, nasce un famoso meisho: “L’Ottuplice Ponte” ovvero luoghi dell’immaginario di ogni giapponese raffigurato attraverso una semplice composizione: degli iris, un corso d’acqua ed un ponte di assi di legno a zig zag che è rimasta immutata nel tempo.

Un bellissimo esempio dei due paraventi a sei ante realizzati nel 1709 da Ogota Korin: un pittore giapponese considerato uno degli artisti più importanti della scuola Rinpa. Questo fu un soggetto che venne successivamente ripreso e trasformato in arte contemporanea da Tanaka Ikko in due sue opere:

  • I manifesti per la mostra Graphic Art Giardino Botanico a Tokyo nel 1990.
  • I grandi murales in ceramica all’interno dell’aeroporto di Narita – Tokyo nel 1992
Murasaki no ayate, murale 1992 ceramica aeroporto Narita (Tokyo)

Tanaka Ikko in Italia

Alla fine degli anni ’90 nacque un legame considerevole tra Tanaka Ikko e l’ Italia. Nel 1996 venne realizzata la mostra “Giappone , segno e colore” a Milano, alla quale parteciparono cinquanta artisti giapponesi, e vennero esposti circa cinquecento manifesti di grafica giapponese contemporanea.

Il nucleo centrale dell’esposizione è però rappresentato dalle opere di Tanaka Ikko. Nell’anno successivo sempre a Milano si allestisce una mostra personale dell’ artista, sponsorizzata dal Museo Salvatore Ferragamo. La famosa casa di moda italiana aveva già incaricato Tanaka Ikko di creare i manifesti ed il logo interpretando il valore estetico della tradizione Ferragamo per un loro evento che si sarebbe tenuto a Tokyo in occasione del centenario della nascita di Salvatore Ferragamo.

Il binomio Ikko – Ferragamo ha permesso di conoscere le proprie creazioni ottenendo un grande successo internazionale.

“Il graphic design giapponese in questi anni riceve l’attenzione di tutto il mondo. Forse questo è dovuto all’abilità dei designer giapponesi ma, a ben pensarci, fin dai tempi di periodi storici come Muromachi (1336 -1573), o Momoyama (1573 -1615) e Edo (1615 -1868) si sono susseguiti molti episodi pregevoli nel campo delle arti applicate e del design decorativo su superfici piane”Parole di Tanaka Ikko

Nei lavori di Tanaka si può notare una continua evoluzione ed un rinnovamento al fine di rispondere alle esigenze del mondo contemporaneo; infatti alcuni critici affermano che la strada che trasforma il manifesto pubblicitario da accattivante annuncio commerciale in oggetto d’arte e da collezione, passa per il Giappone .

Tanaka Ikko al MOMA
Tanaka Ikko al MOMA