Kitagawa Utamaro 喜多川 歌麿

La grande arte pittorica giapponese non è solo Hokusai con

“La Grande Onda”, o Hiroshige con “Acquazzone improvviso sul ponte Shin-Ohashi ad Atake”, è anche l’importante Kitagawa Utamaro (1753 – Edo, 1806).

Sono infatti loro, tutti e tre originari di Edo, (l’attuale Tokyo), che insieme resero celebre agli occhi dell’Occidente le incisioni della scuola Ukiyo-e “L’arte del mondo fluttuante”.

Lo stile Ukiyo-e nasce in contemporanea all’instaurarsi dello Shogunato Tokugawa, l’ultimo governo feudale giapponese (1603-1868).

Alla dinastia Tokugawa viene riconosciuto il merito di esser riuscita a dare pace al Paese, e pur imponendo un rigido regime feudale permise una sostenuta crescita economica; infatti il Seicento è conosciuto come il secolo d’oro per il Giappone.

In questo contesto emerge uno sviluppo molto forte delle classi degli artigiani e dei mercanti, con un aumento della ricchezza e conseguente stile di vita più rilassato.

Utamaro, come Hiroshighe rappresenta questo desiderio di evasione, descrivendo i quartieri di cortigiane di alto rango, gli attori di teatro, le bellezze femminili alla toilette che si guardano allo specchio o conversano fra di loro piacevolmente.

La figura della Cortigiana di alto rango”

Le cortigiane erano abili nelle arti della danza e del canto, e la loro bravura nella conversazione era nel mettere il cliente a proprio agio, e rassicurarlo piacevolmente.

Tre donne sotto le lanterne”

Egli è il Maestro che più di tutti ha contribuito allo sviluppo ed al successo del tema della bellezza femminile portato al massimo splendore con le sue xilografie bijin-ga (ovvero “scene di beltà”).

L’artista cerca di superare l’immagine convenzionale della donna giapponese utilizzata spesso dai suoi predecessori, cogliendo le sfumature più nascoste della personalità femminile.

Il genere di pittura bijin-ga venne trascurato consapevolmente da altri pittori contemporanei, come Hokusai, anche per evitare un confronto con Utamaro.

Amore profondo”

Utamaro contribuì anche tecnicamente all’arte della stampa a colori, perfezionando e rendendo popolari le nuove incisioni a sfondo giallo (kizuri) e grigio (nezumi-tsubushi).

L’innovazione più importante però fu l’introduzione dello sfondo di mica (kira-e) che dava alle sue stampe una luminosità particolare ed affascinante.

Fioritura dei ciliegi”

Le immagini di belle donne Bijin-ga definiscono un nuovo modo di ritrarre il gentil-sesso in opposizione alla pittura realistica precedente, privilegiando forme insolite e suggestive.

La grande voliera nel giardino della casa da tè Shika a Edo”

Fu ugualmente creativo anche con le stampe Shunga letteralmente “Immagini della primavera”, dove il termine primavera è un eufemismo, in quanto “primavera” ha il significato recondito di “amore/erotismo/sesso”.

Nella nostra civiltà Occidentale si parla di arte giapponese in tutte le sue manifestazioni, dalle ceramiche, ai dipinti, ai tessuti, ai paraventi, agli arredi, ma si sorvola, o si dimenticano molto spesso gli Shunga (dipinti e/o xilografie).

Gli artisti shunga seppero descrivere le espressioni degli amanti con poesia, raccontando con la raffinatezza del loro tocco pittorico, la grazia infinita dei corpi distesi in amore che non lascia trapelare alcunché di sconveniente: una rappresentazione di una sensualità quasi eterea.

Queste xilografie mostrano il concetto di bellezza di quegli anni e del Giappone; i protagonisti sono sempre vestiti, a volte con abiti di lusso, perché era sicuramente considerato molto eccitante scorgere anche solo un piccolo lembo di pelle intravisto tra le pieghe di un kimono in seta damascata.

A quell’epoca, le opere dei Maestri shunga erano riservate principalmente agli ambienti di corte, ai samurai, e alle future spose; venivano considerate amuleti contro la sfortuna e le disgrazie.

Proprio per questi suoi lavori Utamaro raggiunse l’apice della notorietà e del successo, ma dovette affrontare non pochi problemi con la legge a causa della censura ferrea di allora.

Fra le sue opere, hanno una particolare valenza un gran numero di stampe dedicate al tradizionale teatro Kabuki, ed ai ritratti di attori che vi recitavano (detti Yakushae).

Il teatro Kabuki era una forma di drammaturgia che portava sulla scena temi che spaziavano dal leggendario al soprannaturale, da avvenimenti storici a scene di vita quotidiana.

Stampa di un trittico Kabuki

La stampa della “Parodia del Kabuki” fa parte di un trittico ed è un riflesso della popolarità che aveva il teatro a quel tempo in Giappone. Rappresenta due donne cortigiane di Matsubaya, una celebre casa da tè dell’epoca, che giocano con un pupazzo raffigurante un attore molto famoso a quel tempo e nel suo insieme, questo trittico indica uno stile di teatro drammaturgico raffigurante un triangolo amoroso, molto frequente nell’ ambito delle rappresentazioni teatrali.

Attrice e Attore Teatro Kabuki”

Edo, nel periodo Tokugawa, contendeva a Kyoto il riconoscimento quale principale centro culturale del Paese, e, anche grazie alle sue geisha e al loro essere “iki” la nuova capitale si ritrovò in vantaggio.

Iki è un termine pressoché intraducibile, ma si può delineare il suo significato, poiché si possono trovare dei corrispettivi nei termini occidentali come “riservato”, “scostante”, “sofisticato”, “raffinato”, “civettuolo” e perfino “audace”.

L’ideale di bellezza ispirato dallo stile iki è sommesso, caratterizzato da una sensualità non palese, riconoscibile solo da un vero conoscitore, un uomo di mondo.

  • Il primo attributo dell’iki è la seduzione.
  • Il secondo attributo è lo spirito e la cultura, ma anche la fierezza, l’apparenza non ostentata, il coraggio e la consapevolezza.
  • Il terzo attributo dell’iki è la rinuncia, una sorta di indifferenza e distacco dai sentimentalismi amorosi, dagli attaccamenti alla realtà e ad altre debolezze umane.

Proprio il termine ultimo rinuncia potrebbe essere ricollegato al senso della rinuncia nel buddhismo.

Se si osservano i valori del Buddha che sono:

  • Rinuncia
  • Amore e compassione
  • Saggezza

si potrà notare che la rinuncia per Buddha è in effetti la prima tappa fondamentale lungo un sentiero che apre all’illuminazione dello spirito per ogni uomo.

Stampe Xilografie

Ode del guanciale”

Questa straordinaria xilografia in cui compaiono due amanti fa parte di un libro illustrato e pubblicato nel 1788

nel quale si possono ammirare le stampe che raccontano le tante attività dei cittadini di Edo. La

xilografia fa parte di un volume (Utamakata), stampato dal più importante e raffinato editore del tempo, Tsutaya Juzaburo.

Il libro si compone di dodici immagini alle quali si abbina una selezione di poesie giapponesi dette “haiku” (dove i temi principali sono l’amore e la natura).

In questa xilografia si rappresenta una figura femminile colta di spalle con un ventaglio aperto, sul quale é scritta in elegante calligrafia una poesia scherzosa, ricca di doppi sensi firmata da Yadoya Meshimori (1754-1830) noto poeta di quel periodo:

“< Nella conchiglia,

il suo becco è catturato senza poterne uscire:

il beccaccino

non può volare via,

una sera d’autunno>”.

Al centro della stampa dai colori vivaci, una coppia si abbraccia.

Alcuni critici d’arte, pensano che la figura maschile seminascosta potrebbe essere l’autoritratto dell’artista.

Le xilografie di Utamaro divennero così famose da rappresentare un vero canone di “bellezza femminile”, colta nei più diversi atteggiamenti. Tema che si rivelerà uno dei più rappresentativi dell’epoca dell’Ukiyo-e.

Gli studiosi ritengono che Utamaro non si avvalesse di modelle dal vero, ma si basasse su descrizioni riportate da uomini che erano soliti frequentare cortigiane di alto bordo o geisha.

Il tipo civettuolo”

La xilografia presenta un fondo molto chiaro, simile a quello della carta. La figura della donna è messa in evidenza leggermente, mentre il tessuto dell’abito è colorato con un punto di giallo brillante.

Quest’opera si trova al Tokyo National Museum di Tokyo.

Altre copie si trovano in diversi musei nel mondo.

Ohisa della Takashimaya” 1795 Obam (stampa grande)

Un’altra stampa di estrema bellezza e grazia che racchiude in sé tutti gli elementi della sensualità femminile.

La figura della Geisha”

Il termine con cui le geisha si identificavano suggeriva la natura artistica del loro intrattenimento.

Le “ragazze danzanti” erano esperte ballerine e abili suonatrici del tipico strumento musicale, lo shamisen, strumento a tre corde suonato con l’aiuto di un plettro.

Utamaro rappresenta l’universo femminile, esplora i visi, le sue espressioni, ed i suoi dettagli, rivoluzionando il modo di rappresentarlo.

Grazie al successo delle sue opere quello della Geisha diventa ben presto un tema “icona”.

Nel 1700 una serie di editti e restrizioni porterà al declino questo genere d’arte, che in seguito purtroppo verrà censurato letteralmente da un regime conservatore.

Dipinti

La Serie delle dodici ore nelle case verdi” (ovvero le case di piacere di Yoshiwara) fu pubblicata nel periodo che è riconosciuto come il migliore dell’intera produzione artistica di Utamaro (il 1792 e il 1793).

Prima raccolta denominata:

Dieci studi fisionomici di tipi femminili”

Seconda raccolta, nota come:

Dieci classi di fisionomie femminili”

Tutti gli elementi che fanno di queste composizioni un punto di svolta nella carriera di Utamaro e nella storia della pittura giapponese, sono senza dubbio:

  • la scelta di ritrarre le bellezze a mezzo busto,
  • una colorazione tenue dei kimono,
  • il fondo neutro, arricchito da una stesura omogenea di polveri metalliche di mica di tonalità rosata che si accosta molto bene con la tonalità delicata dell’incarnato.

Le figure femminili rimasero il suo tema preferito anche nei dipinti, realizzati sempre con grande maestria ed un’elegante scelta cromatica.

Le tre stelle della Felicità, della Salute e della Longevità”

In molti ritratti di Utamaro, come in questo non mancano riferimenti simbolici.

La giovane dama infatti rappresenta la Felicità, la madre ed i suoi bambini la Salute, la donna anziana la Longevità. L’opera può essere anche interpretata come “le tre età della donna”.

Un ottimo esempio della capacità di Utamaro nell’analisi dell’universo femminile.

Beltà che si gode la frescura”

Un altro ritratto molto interessante dello stesso periodo del precedente (1794-1795), nel quale si può notare però un diverso approccio al soggetto.

La posa della dama sola, è rilassata e sensuale, il fascino del suo kimono nero che ricade drappeggiato lungo la spalla, esalta il rosso della sottoveste, altrimenti solo intuito attraverso le trasparenze del lungo abito.

Il dipinto era probabilmente realizzato per far “sognare” il suo acquirente.

Parata di donne imperiali”

Una stampa senza sfondo, ma ricca di dettagli di abiti, acconciature ed accessori, con una o più figure intere con i loro archi e faretre, kimoni eleganti e acconciature molto elaborate.