KONRAD MÄGI

“Sono un figlio del Nord, sono una parte del suo popolo e della sua natura selvaggia…ovunque mi trovi, il Nord sarà sempre la mia terra”
Paesaggio Norvegese – 1909 olio su cartone

La Mostra

La Luce del Nord, mostra allestita a Torino nel 2019 e dedicata al pittore estone Konrad Mägi, è stata per me l’ occasione per conoscere questo artista che traeva dal colore e dalla luce la sua straordinaria forma espressiva.

Konrad Mägi è considerato il capostipite della pittura estone moderna. Spesso associato ad artisti come Van Gogh e ai “fauves”, condivide con loro l’uso del colore “puro” e della pennellata spessa e materica.

I lavori di Mägi ci parlano di una personalità irrequieta e intensa.

Insofferente nei confronti della vita cittadina, che considerava futile e formale, come scrisse da Parigi nel 1907:

“Quando vedo questi boulevards ordinati e i visi soddisfatti e sorridenti delle belle donne francesi, divento ancora più triste e la futilità della vita qui mi appare sempre più evidente…spesso mi sento solo ma a Parigi è ancora peggio…la mancanza di cibo non è la cosa peggiore…”

L’ opera di Mägi ci racconta la seduzione della natura del Nord, del cielo solcato da grandi nuvole in movimento, dei boschi selvaggi e impenetrabili, delle acque che si infrangono su ripide scogliere.

Paesaggio norvegese – 1909 Olio su cartone

Nei suoi paesaggi non si vede mai l’uomo. La natura è simbolo di religiosità, di esperienza intima e personale.

L’ artista le conferisce “sentimenti umani”, filtrandola attraverso il sentire del momento.

Konrad Mägi dipingerà anche numerosi ritratti, in particolare soggetti di etnie differenti. Qui però il pittore diventa “decorativo”, privilegia la ricchezza dei particolari descrittivi (vestiti, ambiente, acconciature) piuttosto che la ricerca di aspetti psicologici e culturali dei suoi modelli.

Gypsy girl
Gli inizi

Konrad Mägi nacque il 1° Novembre 1878 in un villaggio nel sud dell’ Estonia. Era il figlio più giovane di una coppia di media età, il padre si occupava di una piccola fattoria circondata da foreste e colline.

Poco si conosce della sua infanzia, tuttavia anche se il pittore non ritornerà mai più nella sua casa di nascita, l’ambiente naturale e selvaggio in cui visse i primi anni sicuramente influenzò la sua personalità.

I paesaggi del sud dell’Estonia, così differenti dalle pianure del nord, sono spesso descritti come arcaici e misteriosi e la cultura di questa zona è fondata sugli ideali di vicinanza alla natura e sull’autosufficienza .

Secondo l’amico scrittore Friedebert Tuglas (1886-1971), che nacque a pochi chilometri dalla casa di Mägi,

“E’ come se la differenza del paesaggio abbia portato alla nascita di due culture separate, di due attitudini diverse anche in campo artistico. Ai freddi e razionali uomini del nord dell’ Estonia, si contrappongono gli slanci lirici ed appassionati della gente del sud”

E’ probabile che la sua educazione scolastica sia stata frammentaria e limitata. Nel 1887 all’età di 11 anni si spostò con la famiglia a Tartu dove iniziò a lavorare come apprendista in una bottega di falegnameria.

Certamente in quel periodo erano poche le possibilità di avvicinarsi all’arte. La generazione di Mägi era marginalizzata socialmente, culturalmente e politicamente (era il periodo di massiccia influenza della Russia). L’ accesso alle arti visive era praticamente nullo: le mostre erano rare e sicuramente non arrivavano nelle città di periferia.

Verso la fine del 19° secolo tuttavia sorsero a Tartu numerosi circoli giovanili culturali che promuovevano attività letterarie, teatrali e musicali.

Mägi partecipò attivamente a queste esperienze che si intrecciarono con la politica, condividendo con questi movimenti giovanili le idee di indipendenza dalla Russia.

Furono anni fondamentali per Mägi: questo “risveglio” culturale, l’attivismo politico e un crescente senso di irrequietezza ed insoddisfazione lo portarono a voler dare una svolta alla sua vita, a fare il salto oltre l’ambiente provinciale di Tartu.

I corsi di specializzazione in ebanistica e disegno che frequentò su consiglio del datore di lavoro lo avvicinarono e lo appassionarono alle arti figurative.

Nasce qui la sua decisione di “essere un artista” , che avvenne molto prima di quando iniziò a “fare arte”.

Ma questo suo desiderio non poteva trovare sbocco a Tartu e nel 1903 a 24 anni partì (sembra a piedi) verso San Pietroburgo.

La svolta

A San Pietroburgo Mägi studiò e lavorò per circa tre anni, Si iscrisse alla scuola di design industriale di Alexander Stiegliz , fondata nel 1876.

Questa Accademia statale di arte e design, la più antica scuola di design della Russia, nacque per migliorare le capacità professionali degli operai delle fabbriche che potevano accedervi in quanto la retta era piuttosto bassa.

Negli anni trascorsi a San Pietroburgo Mägi si accostò finalmente alle arti visive, frequentando con assiduità e interesse musei e mostre, recuperando quel “vuoto” culturale che lo assillava.

Nonostante questo impegno Mägi continuava ad essere insoddisfatto, studiava ma non creava e sentiva che la sua vita era di nuovo intrappolata.

Nel 1905 partecipò anche attivamente alla rivolta scoppiata in seguito alla repressione da parte dell’esercito zarista di una manifestazione pacifica degli operai di San Pietroburgo.

Ma questo comunque non bastò ad evitargli nel 1906 una penosa crisi esistenziale: alle difficoltà economiche e alla mancanza di prospettive future si aggiunse la chiusura del corso d’arte da lui seguito.

Isole Åland – 1906

Decise di lasciare la città e rifugiarsi nella quiete e nella natura delle Isole Åland in Finlandia.

Le prime opere

Si ritrovò così finalmente a contatto con la natura, con i suoi paesaggi selvaggi ed incontaminati e qui iniziò a dipingere i suoi primi quadri, quadri di piccole dimensioni e molti su cartone per la mancanza di tele e materiale

Ma il sogno di Mägi era ormai Parigi:

“Ho incontrato alcuni studenti di arte che sono stati a Parigi….ed è solo a Parigi che puoi perfezionarti nell’arte…”

Ma dovrà trascorrere ancora un anno durante il quale Mägi farà svariati lavori, anche ad Helsinki, per poter raccogliere abbastanza denaro per il viaggio.

“Prima o poi bisogna andare a vedere il mondo, anche a costo della vita, perché non fa differenza come uno muore e dove muore…”

Raggiungerà Parigi nel 1907 dove vivrà per oltre un anno. Molto si capisce di questa sua esperienza dalle lettere che scriverà al suo amico August Vesanto, incontrato ad Helsinki, che lo aiuterà sia economicamente sia nella vendita delle sue opere.

Parigi

Lascio la parola a Konrad: nelle sue lettere troveremo le difficoltà, lo stupore per le meraviglie di Parigi ma anche il fastidio per un modo di vivere che non apprezzava, l’approccio dubbioso alla cosiddetta arte moderna, la consapevolezza della sua identità di uomo del Nord.

“Vivo in un ostello per artisti…la mia stanza è così umida che potresti pescarci dentro…molti di noi, ed io stesso, stiamo patendo la fame.., In questi giorni hanno inaugurato una mostra…si ci sono alcune buone opere ma niente di più…forse semplicemente io non capisco questa nuova arte …”

…Quando entri a Notre-Dame per un attimo dimentichi tutto quello che ti sta intorno…Niente al mondo può essere paragonato a quello che vedi al Louvre: ho ammirato la Monna Lisa e i capolavori degli antichi maestri…Inizialmente io proprio non capivo questa nuova arte, ma ora piano piano inizio a comprenderla…I pittori francesi sono dei disegnatori delicati, meglio di tutti gli altri…”

“Io sono un figlio del Nord…Io amo la natura aspra e malinconica del Nord e quei vividi lampi di luce che gli artisti nordici sanno cogliere…”

“Gli artisti parigini non ci considerano Europei, anzi sovente ci ricordano che loro sono Europei e noi siamo “Russi” e “vecchi” come tutte le cose in Russia….nessun artista dovrebbe essere in qualche modo catalogato…”

” un critico svedese ha scritto: ^ gli uomini fanno parte dell’eternità e le radici di un artista sono intrecciate con l’umanità…dalla sua terra l’ artista riceve la forza vitale per esprimere tramite le sue opere il misticismo degli “spiriti” di una nazione^

“Parigi è una citta orribile dove puoi trovare ogni cosa…Ci sono poche persone piacevoli qui…la Finlandia è un paradiso paragonata a Parigi… la fame che patisco mi porta via la voglia di dipingere, ma perché dipingere per un’ umanità insignificante …qualche volta mi viene voglia di sputare in faccia a certe persone tanto sono ripugnanti…”

“…ho necessità di denaro….se tu potessi inviarmi 50 o 100 franchi…che rimanga fra noi due…mi rattrista doverti chiedere denaro e sapere che potrò renderteli solo più avanti…ti invio dei quadri che potrai cercare di vendere o di organizzare una lotteria…”

“…la brutta notizia è che non sono stato accettato all’ Accademia… sento che c’è ancora tanto che devo imparare e devo lavorare duro…”

“…per noi l’arte è l’unica via d’uscita: nel momento in cui l’anima è stremata dall’eterna sofferenza della vita, l’arte ci dona quello che la vita non può offrire…nell’ arte, nella creazione io posso trovare la pace…”

“Manet è un artista veramente interessante…e ho apprezzato molto Edward Munch..”

“…mi rendo conto che restare qui è difficile per me…sono insofferente, spesso nervoso…vorrei mandare tutto all’ aria e nascondermi dalla gente…ho bisogno di andar via da Parigi o potrei impazzire…ritornare in Norvegia e riprendere a lavorare in pace…”

Gli anni che portano al successo

“…sono arrivato a Copenhagen, durante il viaggio ho dovuto dormire per strada perché non avevo abbastanza denaro per andare in hotel…” (lettera spedita da Copenhagen – 1908)

Anche in Norvegia Mägi soffrirà la mancanza di soldi, la fame, il freddo e la sua salute ne patirà ma dipingerà e dipingerà, completando una serie di quasi 70 opere alcune delle quali sono andate perse.

Paesaggio Norvegese – 1908-1910

Nei suoi quadri sintetizzerà in modo personale i vari stili incontrati a Parigi dal simbolismo al fauvismo. Le sue opere sono dipinte direttamente nella natura, velocemente per raccogliere in pieno l’ immediata esperienza mistica che il pittore viveva in quei paesaggi selvaggi, maestosi e arcaici della Norvegia

” quando sono arrivato qui ero nel panico…ma quando vidi la sua bellezza selvaggia in un attimo ho dimenticato tutto…è magnifico”

Mägi usa molti colori mescolandoli e creando differenti tonalità. La pennellata talvolta è rapida quasi a catturare l’istante, altre volte è lenta e spessa in una sorta di attesa per percepire in sé tutte le emozioni che stava provando. Il colore in tutte le sue tonalità è il tramite per Mägi di comunicare la visione panteistica della natura.

” devi osservare con attenzione gli alberi, il cielo e la terra prima di poterli comprendere appieno….immagina: enormi montagne blu e nuvole rosse che paiono ondeggiare sopra di loro…io penso che questo sia il posto dove gli dei potrebbero abitare”

Paesaggio Norvegese con Pini – 1908-1910

Nel corso della sua vita Mägi si avvicinò a varie forme religiose: guardò al Cristianesimo che però considerava un’altra forma di oppressione, si rivolse alle discipline orientali quali il Buddismo e la Teosofia. Sicuramente conosceva il movimento neopagano estone che aveva in Taara il suo dio.

Mägi si creò la propria religione: la natura, la parte selvaggia e arcaica, era la sua chiesa.

Le prime mostre

Nel 1910 vennero esposte a Tallin le sue prime opere, aveva 31 anni.

Nell’ autunno dello stesso anno espose a Tartu sede del movimento Noor-Eesti (Giovane Estonia) che si poneva come obiettivo non solo di rendere popolari le arti visuali ma soprattutto di modernizzare la scena culturale locale.

Saaremaa – 1913-1914

Il successo di pubblico e di critica fu immediato, Mägi divenne subito la “star” del momento e finalmente conobbe anche un po’ di tranquillità economica.

Decise quindi di tornare a Parigi e nel 1912 tre suoi dipinti furono esposti al Salon des Indipendants, un successo che durò poco anche a causa del carattere insofferente del pittore (non volle mai imparare bene il francese ma soprattutto non seppe o non volle mai mercificare la sua arte) .

Nel 1913 ritornò in Estonia trascorrendo le estati (anche per cercare di migliorare la sua salute) a Saaremaa, la più grande isola estone. Qui dipingerà per la prima volta la natura estone secondo i canoni della pittura moderna, utilizzando il colore per rendere la forte carica emotiva che quei paesaggi gli trasmettevano.

I colori diventano più brillanti proprio per catturare la particolare luminosità di quelle latitudini, le acque, le rocce, gli alberi assumono tutte le tonalità della tavolozza.

Ma i problemi di salute continuavano a peggiorare e certamente lo stile di vita del pittore (fumo e enormi quantità di caffè) non aiutava a superarli.

Tuttavia l’impegno di Mägi nel cercare di accrescere l’attenzione della società verso le arti continuò, divenne insegnante d’arte, frequentò circoli culturali dove cercò sempre di esprimere la sua visione critica verso la società. Nel 1919 contribuì all’apertura a Tartu della scuola d’arte Pallas di cui divenne il primo rettore.

Mägi con i suoi studenti della Scuola d’arte Pallas

Questa scuola nelle intenzioni di Mägi doveva preservare la spontaneità e il diritto degli artisti alla più assoluta libertà di espressione.

“l’ anima è un raro giorno di festa che né la coscienza né la logica possono spiegare…è la lode e la rivolta dell’ Umanità”

Il viaggio in Italia

Ma i problemi di salute si stavano accentuando e soprattutto iniziarono ad apparire le prime difficoltà cognitive.

Trascorse un certo periodo nel sud Estonia continuando a dipingere ma il colore cominciava a scurirsi, non c’è più l’esplosione della luce a volte allucinatoria, le nuvole sempre presenti nei suoi quadri ora sono minacciose, quasi cariche di sofferenza.

Lago Kasaritsa – 1916-1917
Paesaggio di Otepaa – 1918-20
Questo quadro fortemente simbolista esprime bene il concetto panteistico di Mägi. La natura sembra tendere verso il cielo in una sorta di muta preghiera che avvolge il campanile in lontananza

Per cercare un po’ di ristoro nel 1920 si diresse in Italia viaggiando fra Roma, Capri e Venezia.

Il clima, gli scorci romantici dei panoramici cittadini, la gioia di vivere che percepì in Italia diedero a Mägi, forse per la prima volta, un senso di felicità.

“mi sento come se fossi arrivato a casa dopo molti anni…sto bene, ho voglia di vivere, sento che la vita qui ha un senso …. intorno è pieno di capolavori del passato, le chiese sono magnifiche…il Mantegna oh cosa è il Mantegna, non puoi immaginare…sarà difficile per me lasciare Roma”

Nei quadri del periodo italiano appaiono per la prima volta ambienti cittadini, case, fontane, piazze, persone: è come se la città Eterna, con i suoi capolavori del passato, avesse dato a Mägi la capacità di vedere il presente.

Roma – 1921-22
Roma – 1921-22
Venezia – 1921-22
Capri – 1921-22
Capri – 1921-22

Ma anche questi scorci urbani non sono descrittivi , è sempre presente quell’ astrazione, quel misticismo che lo stesso pittore definiva “il sentiero dell’anima”.

Gli ultimi anni

Mägi rientrò in Estonia nel 1922, le sue condizioni di salute erano peggiorate non solo fisicamente ma anche mentalmente. Le sue insofferenze, il suo nervosismo crebbe sempre di più, sovente aveva conflitti con i colleghi insegnanti della scuola Pallas, e soprattutto dipingeva con difficoltà.

Nel 1925 fu ricoverato in un ospedale in Germania, ma la situazione non migliorò affatto, quando rientrò in Estonia era in fase terminale. I suoi studenti lo fecero ricoverare presso un istituto per le malattie mentali dove morì il 15 agosto del 1925.

Nei sedici anni in cui dipinse creò circa 400 opere, metà delle quali furono perse o distrutte.

Durante la Seconda Guerra Mondiale l’arte di Mägi fu attaccata e screditata sia dalla Germania sia dalla Russia e venne ordinato di togliere tutti i suoi quadri dai musei. Fino alla metà degli anni ’50 l’esposizione e la discussione sui quadri di Mägi era proibita. Gli studenti di arte di quegli anni ricordano come si recassero in segreto nei depositi dei musei per vedere i suoi quadri. 

La “rinascita” dell’opera di Mägi avvenne verso la fine degli anni 50 quando il clima politico in Estonia divenne meno repressivo e i suoi quadri furono nuovamente esposti al pubblico.

Ci sono due vie attraverso le quali l’arte può conquistare la vita. La via comoda è quella della ragione, la via dei 5 sensi che percepiscono la vita nella sua quotidianità stupida e triste, nella sua casualità. La via impervia, che porta sopra il precipizio, è la via dell’anima, per cui la vita è un sonno profondo e un presentimento penoso di altre relazioni, altre profondità rispetto a quelle che il nostro stupido intelletto può penetrare. Queste vie sono differenti perché la ragione sono la quotidianità, il lavoro, il riposo, è matematica e logica, mentre l’anima è un raro giorno di festa che non può essere spiegato né ‘ dalla coscienza né dalla logica. E’ il trionfo e la rivolta dell’umanità. Per la ragione 2+2 fa 4, per l’anima può fare un milione, poiché l’anima non conosce intervalli nello spazio né nel tempo. Per l’anima esiste l’essenza delle cose, senza oggetti senza spazio”