Chaim Soutine

“Una volta vidi in un villaggio in Russia (ero ragazzino) un macellaio che sgozzava un uccello e ne drenava il sangue. Volevo gridare, ma l’espressione di gioia che vidi sulla sua faccia mi ricacciò l’urlo in gola…Questo grido lo sento ancora qui…Quando dipinsi la carcassa di bue il grido era ancora in gola e speravo di liberarmene. Ma non ci sono ancora riuscito…”

Chaim Soutine è stato uno dei pittori più dirompenti fra gli artisti della Scuola di Parigi negli anni fra le due guerre e sicuramente una delle personalità più difficili.

Il suo istinto alla pittura fu precoce ma il percorso artistico e personale non fu affatto facile, segnato dai dolori dei suoi anni di gioventù e da una personalità introversa, angosciata, spesso insoddisfatta (distrusse molte sue opere perché non gli piacevano), sovente depressa.

Scrive la storica dell’arte Cornelia Kleyboldt: <La sua vocazione di pittore si sviluppa sul filo di una ribellione contro la miseria in cui è nato e contro il divieto imposto dalla precettistica ebraica di dipingere il creato. Non di rado i familiari (il padre e i fratelli) lo picchiano quando lo vedono disegnare>.

“…non fabbricarti nessun idolo e non farti nessuna immagine di quello che è in cielo, sulla terra o nelle acque sotto la terra..” .

Il monito è sancito nella Bibbia, nel libro dell’Esodo ed è rivolto da Dio a Mosè sul Sinai, intrecciando così religione e arte, segnando per l’arte ebraica un destino iconoclasta capace di influenzare a distanza di millenni il percorso creativo di molti artisti.

Le origini ebraiche

Chaim Soutine (Sutin in russo) nacque nel 1893 a Smilavichy un villaggio del governatorato zarista di Minsk (oggi Bielorussia). Era il decimo figlio di una poverissima famiglia socialmente emarginata in quanto ebrea, dedita rigorosamente all’osservanza dei precetti della religione.

La sua precoce passione per il disegno gli causò disapprovazione e punizioni severe da parte della sua stessa famiglia.

A sedici anni come castigo per aver dipinto un macellaio del villaggio venne rinchiuso per diverso tempo dal figlio dello stesso in una cella frigorifera. La madre riuscì a fargli avere un risarcimento che permise a Chaim, nel 1910, di trasferirsi a Vilnius dove si iscrisse alla scuola d’arte.

Nel 1912 arrivò a Parigi e seguì i corsi d’arte alla Ecole des Beaux Arts sotto la guida di Fernand Cormon.

L’arrivo a Parigi

Si stabilì nelle residenze frequentate dagli artisti squattrinati, prima a La Ruche e poi alla Cité Falguire.

Incontrerà Chagall e Modigliani che divenne non solo suo amico fraterno ma anche suo mentore e suo protettore.

Già… Chagall e Modigliani, anche loro ebrei, anche loro nella necessità di emanciparsi dai limiti di una matrice culturale affrontata comunque in modo diverso.

La differenza fra loro ha anche origine dai diversi ambienti familiari in cui vissero .

Per Chagall dipingere non sarà un problema, la Bibbia diventa per lui sorgente di ispirazione, appoggiato dal padre iniziò a studiare arte dall’unico pittore, Yehuda (Yudl) Pen, presente a Vitebsk.

Modigliani riempiva pagine di schizzi fra l’ammirazione dei parenti e grazie alla madre andò a lavorare nello studio dove conobbe Giovanni Fattori.

Soutine dovrà affrontare e combattere per tutta la sua esistenza con il dolore dei suoi anni giovanili, con l’antisemitismo che lo seguì da quando nacque ed in seguito con la persecuzione Nazista.

Si dedicherà interamente alla sua vocazione artistica, non avrà amori o compagne, con una pressione ed una urgenza interiore quasi impossibili da sostenere per la “sola arte”.

L’espressionismo di Soutine

I soggetti delle opere di Soutine furono quelli convenzionali, paesaggi, ritratti, nature morte, e sicuramente il suo approccio alla pittura può essere visto come un omaggio ai grandi maestri del passato (El Greco, Rembrandt)

Rembrandt – Carcass of Beef – 1965

Sicuramente Soutine potè ammirare al Louvre le opere di Rembrandt, in particolare  Bœuf écorché [Carcass of Beef] del 1655.

” …ah Rembrandt che gigante, lui è Dio, lui è Dio…”

Ma l’artista sviluppò un suo stile peculiare, un linguaggio particolare, nei suoi quadri la realtà è rappresentata in modo atemporale, diventa specchio della sua tragedia interiore.

Un celebre episodio dei suoi anni a Parigi ci fa capire come la raffigurazione dal vero fosse importante per lui.

Poichè voleva dipingere una carcassa di bue:

“Si dice che Courbet potrebbe mettere nei suoi nudi tutti gli aspetti di Parigi, ebbene io voglio rappresentare tutto quello che è Parigi in una carcassa di bue”

si portò in stanza alcune carcasse che bagnò con sangue recuperato in una macelleria per cercare di mantenerle “fresche”. I vicini di casa infastiditi dall’odore chiamarono i poliziotti ai quali Soutine cercò di spiegare come l’arte fosse più importante dell’igiene.

A margine di questo episodio si racconta anche che Chagall, vedendo il sangue della carcassa che usciva in corridoio dalla stanza del suo amico, gridò:

“Qualcuno ha ucciso Soutine!”

Soutine – Carcassa di bue – 1925
Una carcassa di bue di uno scarlatto scintillante, con pennellate di grasso arancione e linee parallele che rivelano “la scala” del costato, il tutto sospeso in un astratto sfondo blu con striatura bianche e nere
Soutine – La scalinata rossa

Nei lavori di Chaim non troveremo mai la facilità di pennellata, la ricerca intellettuale o l’estrema eleganza dei maestri della scuola parigina di quel periodo.

Al contrario divenne il simbolo dell’artista in continua lotta emotiva e alla ricerca di una forma pittorica che fosse espressione della fiamma interiore che lo sfiniva.

Ed è proprio questa fiamma interiore, piuttosto che una mera ricerca estetica, che determina le caratteristiche distorsioni ed il manierismo espressivo delle sue forme.

Le opere

La sua arte pittorica fu innovativa più per “necessità” che per intenzione. La lucida strada seguita ad esempio da Picasso o Matisse per rifondare una nuova “sintassi” pittorica è assente in Soutine.

“non ho mai pensato al cubismo, tuttavia ne sono stato attratto una volta. Quando stavo dipingendo a Céret e a Cagnes (fra il 1919 e il 1923) ho ceduto alla sua influenza ed i risultati non sono stati banali…ma in realtà Céret stessa è tutt’ altro che banale…ci sono scorci nel suo paesaggio che meritano di essere dipinti in modo diverso…”

I suoi quadri tuttavia sono inequivocabilmente “moderni” nel tentativo di forzare la sua pittura per arrivare a dar corpo e forma alla sua lotta interiore, una ricerca per trovare l’essenza immateriale delle cose nel mondo materiale che lo circonda.

Modigliani – Ritratto di Soutine

Con Modigliani a Parigi vivrà un’esistenza , complicata, difficile, fatta di eccessi e di cadute.

In questa loro vita “ai margini” il critico d’arte Mario De Micheli vede qualcosa in più, l’eco della poetica di Rimbaud, in cui il poeta diventa l’ Artista

“il poeta si fa veggente attraverso una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi…in tutte le forme d’amore, di sofferenza, di follia, egli cerca se stesso: consuma in sé tutti i veleni per non serbarne che l’essenza…”

Soutine dipinge d’istinto, usa colori forti, il rosso il verde il giallo. Dipinge animali morti, carni squartate, paesaggi distorti, angoscianti nelle loro deformità, ritratti di gente comune, valletti, chierichetti, pasticceri nei quali mette sofferenza, rendendoli indifesi di fronte al mondo, simbolo della persecuzione del proprio popolo.

Soutine, ‘Paysage à Cagnes (La Gaude)’, 1923

Trasformò la “natura morta” che solitamente dà all’ artista la possibilità di esplorare gli aspetti del colore, della composizione e della pennellata, in pitture distorte e angoscianti di animali morti, pervase da dolore e sofferenza.

Soutine – 1923

Vedere le opere di Soutine significa entrare profondamente dentro il suo travaglio di artista e di uomo e uscirne provati, non c’è sollievo alcuno.

Tra le due Guerre

Modigliani presentò l’amico al mercante d’arte Zborowki che, a differenza di Modì, non apprezzava né il personaggio né il talento di Soutine; il supporto del mercante fu quindi piuttosto limitato e Soutine continuò a vivere in miseria.

Partecipò alla Prima Guerra Mondiale ma fu congedato per la sua salute cagionevole.

Nel 1918 su iniziativa di Zborowski Soutine inizia a viaggiare verso il sud della Francia, a Cagnes e a Céret che diventano oggetto dei suoi paesaggi.

In particolare Céret, dove visse fra il 1919 e il 1922, con i suoi scorci sarà fonte di ispirazione: con le loro violente distorsioni delle forme e il forte uso dei colori questa serie di paesaggi rappresentano sicuramente il limite estremo a cui giunse la pittura di Soutine.

C’è una sorta di feroce energia che racchiude le innovazioni pittoriche di Van Gogh con la libertà nei colori dei Fauves.

Tuttora questi lavori rimangono “difficili” se non si va oltre la lettura convenzionale: ogni distorsione, ogni pennellata, ogni macchia di colore scaturiscono dalle sue più profonde emozioni che danno ritmo al suo gesto pittorico.

Soutine – Fish and peppers – 1919

Dopo aver visto le sue opere, all’Orangerie e a Livorno all’interno della mostra dedicata a Modigliani, ho ritrovato una frase di Hopper che mi ha aiutato nel “leggere” Soutine:

“se potessi dirlo con le parole, non ci sarebbe la necessità di dipingerlo”

Nel 1923 il mercante d’arte Paul Guillaume incomincia ad interessarsi alle opere di Soutine e lo presenta al collezionista americano Albert Barnes che acquistò all’istante 60 suoi dipinti, portando molti di questi negli Stati Uniti (tuttora esposti alla Barnes Foundation di Filadelfia.

Negli Stati Uniti i lavori di Soutine ebbero una discreta fortuna e sono molti i critici d’arte che vedono un “dialogo a distanza” fra Chaim e Willen de Kooning (1904-1997) che ammetterà:

“sono sempre stato pazzo di Soutine, di ogni sua opera”

e lo ripeterà per tutta la vita.

Autoritratto – 1917

Dal 1920 al 1929 Soutine produsse la maggior parte delle sue opere. Dal 1930 al 1935 risiedette più volte presso la casa estiva dei coniugi Castaing, interior designers, che divennero suoi “mecenati” consentendogli di preparare i suoi quadri per l’esposizione del 1935 a Chicago.

Nel 1937 partecipò alla mostra “Le origini e gli sviluppi dell’arte indipendente internazionale” che si svolse al Jeu de Paume a Parigi, dove finalmente fu riconosciuto il suo valore.

L’occupazione nazista

Poco dopo la Francia fu invasa dalle truppe naziste. Soutine per sfuggire ai rastrellamenti della Gestapo si allontanò da Parigi, vagabondando di paese in paese, sovente rifugiandosi e dormendo nei boschi.

Pecora nel recinto – 1940 – Dipinto negli anni di fuga, quasi un agnello sacrificale
Due ragazzi sulla strada – 1942
Dipinto negli anni di fuga

Le sue condizioni di salute peggiorarono, l’ulcera che lo perseguitava iniziò a sanguinare pericolosamente costringendolo a rientrare a Parigi.

Si ricoverò d’urgenza in ospedale per farsi operare, ma l’intervento non bastò a salvargli la vita.

Chaim Soutine morì il 9 agosto del 1943, E’ sepolto nel cimitero di Montparnasse.

Dal 15 settembre 2021 al 10 gennaio 2022 il Musée de l’Orangerie organizzerà una mostra dal titolo

Chaïm Soutine / Willem de Kooning, la peinture incarnée

prova di dialogo fra le opere di due grandi artisti.

Può valer la pena fare un viaggio a Parigi.

Soutine – Prima comunione – 1924
De Kooning – Woman II – 1952