IDENTITA’ E LIBERTA’ NELLA POETICA DI MIRCEA CANTOR

Nato in Romania nel 1977 ma residente a Parigi da molti anni, Mircea Cantor è un artista contemporaneo di livello internazionale molto conosciuto per i suoi video e le installazioni multimediali.  Per le sue creazioni mescola materiali diversi e sviluppa la sua ricerca nei vari ambiti della fotografia, la scultura, il video, il disegno e l’installazione. Nelle sue opere affronta temi universali importanti ma anche di stretta attualità quali le ideologie, la guerra, lo spostamento, l’identità sociale, culturale e politica di un individuo, i rapporti con il prossimo. Ma il suo lavoro sfida la categorizzazione e del resto lui stesso si rifiuta di essere definito con precisione.

 

Mircea Cantor © Sandro Lucentini

 

Ha sempre avuto ottime relazioni con l’Italia, dove ha esposto in varie occasioni, e soprattutto con la città di Roma. Parla italiano perfettamente e questa volta è venuto nella capitale, su invito dell’ Accademia di Francia, per presentare il suo progetto Art Club #32 a Villa Medici dal 20 maggio al 19 settembre 2021, sotto la direzione curatoriale di Pier Paolo Pancotto, il quale commenta:

“Mircea Cantor è un maestro nel passare dalla cronaca all’universale. Le sue opere possono essere lette come interpretazioni della vita, della storia che lo circonda o come una numerosa sequenza di autoritratti, in quanto si parte sempre dall’esperienza individuale dell’artista. Da qui emerge il tema dell’identità, la sua ma anche quella di tutti quanti. Scritte e impronte digitali parlano di questo, il DNA parla di questo in un momento storico in cui – al di là del Covid – tutti devono essere classificati per ragioni economiche, sociali e culturali. L’artista giustamente si ribella a tutto ciò cercando di parlare dell’individuo e delle sue qualità umane sempre però in una maniera assolutamente poetica e delicata. Tutti i suoi lavori, gradevoli visivamente, ci fanno molto riflettere”.

 

                  Flag, 2017. © Sandro Lucentini

 

Il progetto romano in qualche maniera riassume i temi fondamentali dell’artista e gli elementi più ricorrenti del suo lavoro. Le opere sono dislocate lungo un itinerario che alterna la loro esposizione tra gli spazi coperti di Villa Medici e fuori nel giardino.

Funge da apripista una bandiera dall’alto valore simbolico che sventola all’inizio del percorso espositivo.  Emblema dell’analisi condotta da Cantor sul tema dell’identità sociale e culturale dell’individuo, Flag è un lavoro del 2017 che porta impresso, a stampa offset su tessuto di poliestere, il testo inequivocabile di Mircea Cantor che recita: “Presto faremo ridisegnare la mappa del mondo sulla base del nostro DNA ”.

 

           Ciel variable, 2021 © Daniele Molajoli

 

La scritta Ciel variable, qui nella versione site-specific 2021, che affiora sul soffitto della Loggia Balthus è un’opera effimera. Tracciata con un mezzo tecnico altrettanto effimero e transitorio, il fumo di una candela, solleva i temi della fragilità della condizione umana, l’incertezza e la complessità della vita.

La doppia spirale del DNA si trova al centro di molte opere di Cantor. Sempre in merito al tema dell’identità, all’interno della Loggia Balthus si dispiega la versione site-specific 2021 del lavoro DNA Kiss, che Cantor porta avanti dal 2008. Una sequenza di dodici nicchie e pareti dove dodici donne hanno depositato l’impronta del rossetto con le loro bocche per formare dodici spirali di DNA. Chiarisce l’artista:

“Il bacio è una delle cose più intime che facciamo e con questo lavoro ho cercato di tradurre visivamente l’idea dell’intimità in un modo molto sottile. Ho chiesto a 12 donne di intervenire con i baci su un mio disegno perché il DNA si può ricavare da un’impronta e scoprire a chi appartiene. Dodici film di DNA, come i dodici segni zodiacali, per avere una gamma più ampia della sua rappresentazione”.

 

                    Kiss, 2021 © Daniele Molajoli

 

Evocativi e metaforici, tre brevissimi video a colori dall’impianto fortemente autobiografico – Am I really free? del 2020, I decided not to save the world del 2011 e Regalo del 2014) –  sono distribuiti tra il Piccolo Balthus, la Loggia di Cleopatra e la Gipsoteca. Come dichiara il titolo che lo accompagna, il primo video si focalizza su un nodo centrale nel percorso creativo di Cantor: la libertà, fisica e intellettuale, dell’individuo. I video fanno parte di un gruppo di filmati incentrati sull’osservazione da parte dell’artista dei propri figli e dei loro comportamenti quotidiani che, attraverso il linguaggio cinematografico, si traducono in allegorie dell’infanzia e della scoperta del mondo che si verifica in quella fase dell’esistenza.

 

                   Chaplet © 2021 Mircea Cantor

 

Sono 35 i metri di pellicola cinematografica, marcati da impronte digitali a inchiostro nero, che si susseguono senza soluzione di continuità sulla striscia di celluloide a formare un’opera quadrata e sollevata da terra. Si intitola Chaplet (2007-21) e nelle intenzioni dell’autore vuole rappresentare una specie di schedatura per far riflettere sul concetto di identità e libertà individuale. Come spiega Cantor:

“Le impronte sulla pellicola sono mie per riferirmi alla questione della biometria, disciplina che è stata sviluppata dopo l’11 settembre 2001. Oggi non ci poniamo più certe domande perché apriamo il cellulare con l’impronta ma all’ epoca per me era un pensiero costante il fatto che l’autorità potesse entrare nella tua intimità. Fino a poco tempo fa avevamo bisogno solo di un passaporto per viaggiare ma adesso ti prendono le iridi degli occhi e le impronte digitali. Quindi dico che il mio corpo è diventato il passaporto perché la biometria è arrivata fino a questo punto e adesso con i vaccini DNA tutto questo viene inserito fin dentro il corpo”.

 

    Festina lente, 2021, © Sandro Lucentini

Un titolo latino Festina lente con sottotitolo inglese Empire of all poetical encounters per un lavoro (2017-21) costituito da un pallet, dipinto con pittura a olio, che poggia su 4 piedini formati da monete, tanto per staccarlo da terra. Il pallett è una banale struttura piatta di legno, su cui di solito vengono posate le merci, che grazie all’intervento artistico di Cantor perde le proprie funzioni originali per divenire un’entità autonoma dal carattere plastico-pittorico. L’opera è posta al centro dello Studiolo di Ferdinando e lentamente (così come recita la locuzione latina del titolo) entra in dialogo con il contesto storico che lo circonda, ovvero gli splendidi affreschi sovrastanti.

 

Homo homini lupus, 2021 © Daniele Molajoli

Il latino compare di nuovo nei titoli di due rilievi in gesso, Homo homini lupus e Homo res sacra homini, entrambi del 2021, posizionati tra i calchi della colonna Traiana che sono abitualmente custoditi nella Gipsoteca. Così, collocate al loro fianco, le due opere si assimilano volumetricamente e plasticamente ai calchi, istaurando con loro un dialogo non solo visivo ma soprattutto semantico.

Mircea Cantor vanta un curricolo di tutto rispetto. Ha esposto e collaborato con importanti istituzioni e teatri in tutto il mondo. Ha ricevuto vari premi e le sue opere sono presenti in collezioni prestigiose in Europa, U.S.A e Canada. E’ Ufficiale delle Arti e delle Lettere in Francia e Cavaliere dell’ Ordine Nazionale di Merito nel Rango in Romania. Non sorprende pertanto che i suoi lavori emozionanti e stimolanti trasmettano una visione del mondo ampia e decisamente critica ma allo stesso tempo ottimista.

 

Pubblicato da Anna Amendolagine

Curatore indipendente, saggista e giornalista vive e lavora tra Roma e Rimini. La sua attività curatoriale inizia a partire dal 2003 e comprende l’ideazione e la realizzazione di mostre, testi e cataloghi d’arte, rassegne ed eventi culturali in collaborazione con Istituzioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero. E stata membro della giuria o del Comitato Scientifico di diversi concorsi artistici. Giornalista pubblicista e Addetto ufficio stampa ha scritto numerosi articoli su arte e cultura per riviste cartacee e online. Ha ricoperto il ruolo di Coordinatore Tecnico Europeo per due importanti progetti culturali dell’Unione Europea PETRA e LEONARDO dal 1993 al 1998.