IL BON-SAI

La parola Bon-Sai è un termine giapponese, ma l’arte che descrive, ha origine nel VI secolo d.C. dai popoli nomadi di origine mongola che dominavano la Cina: i quali vivendo per lunghi periodi a cavallo ebbero l’esigenza di portarsi con loro delle piante per alimentarsi. Si scoprì quindi involontariamente la capacità delle piante di adattarsi alle condizioni di miniaturizzazione, ma pur sempre produttive. Facevano crescere piante nei vasi per poterle trasportare nelle migrazioni e tra queste, col tempo anche piante medicinali. La pratica di miniaturizzazione degli alberi però è probabilmente anche più antica; potrebbe risalire ad oltre 2000 anni fa chiamata Penjing, un’antica arte cinese per la realizzazione in vaso di paesaggi in miniatura. La coltivazione dei bonsai come vera e propria arte fu sviluppata, attorno al 700 d.C., dai monaci buddhisti cinesi che iniziarono l’arte “pun-sai”, che significa pianta coltivata da sola in un piatto, al di fuori del suo contesto naturale utilizzando tecniche particolari per far crescere alberi nani in vaso.

Tra mito e realtà

La prima testimonianza certa si ritrova in un dipinto rinvenuto nella tomba di un nobile (cinese) della dinastia Tang, morto nel 705 d.C., dove sono raffigurati due uomini che portano su un vassoio poco profondo con un piccolo albero.

Originariamente solo l’elite della società cinese era solita praticare il pun-sai. Con il tempo, questi divennero regali di lusso per tutta la Cina di quell’epoca. Proprio durante il periodo Heian (794-1185), il Giappone adottò la maggior parte delle tradizioni culturali della Cina, fra cui l’arte di coltivare piccoli alberi in vaso.

Moltissime credenze cinesi affascinarono i giapponesi ed a un certo punto il Buddhismo cinese Chàn ovvero l’espressione originale del Buddhismo stesso, rappresentò per i giapponesi il ritorno all’essenza dell’esperienza di Buddha.

Il Buddhismo cinese Chàn è un insieme di scuole e dottrine che fanno riferimento alla figura del Bodhidharma, il leggendario monaco indiano ritenuto per tradizione il fondatore; questa dottrina venne importata in Giappone nel 1200 circa e divenne il Buddhismo Zen.

Occorre sapere che la parola “Zen” deriva ed è una abbreviazione di Zazen, termine giapponese, il cui significato originale è “meditazione” (concentrazione, contemplazione). I Buddhisti sostenevano che “vedere” non è solo conoscere qualche cosa: vedere è capire.

Nell’insegnamento Buddhista il conoscere deve accompagnarsi generalmente al vedere, quindi il vedere si deve sempre unire al conoscere. Con il tempo per una ristretta parte dei giapponesi il bonsai divenne un hobby costituendo una delle tante vie dello Zen per raggiungere sempre più un equilibrio spirituale di benessere e di pace.

I giapponesi svilupparono il Bon-sai secondo alcuni principi dettati dall’influenza del Buddhismo Zen. Pur mantenendo la natura dell’albero, e seguendo sempre i principi Zen, cercarono di riprodurre la pianta sia conservando il più possibile le forme botaniche, ma ricercando una sua trasformazione in un’opera artistica.

L’unione delle due religioni politeiste: il “Taoismo” in Cina e lo “Shintoismo” in Giappone portò alla nascita della filosofia Zen, che contempla il Bon-sai e la sua estetica. Le due religioni politeiste considerano di base le energie dell’universo positive e negative “Yin” “Yang”; l’uomo si trova tra cielo e terra, si trova quindi tra le energie positive e negative.

Il concetto dello Yin Yang è molto antico ed è la base della filosofia del pensiero cinese. Il cosmo si basa sui due principi opposti Yin Yang, l’uno non può esistere senza l’altro, es. la notte non può esistere senza il giorno ed il contrario, sono cioè interdipendenti. Riferendosi al Bon-sai in particolare, troviamo delle differenze fra Cina e Giappone dovute infatti all’origine delle due religioni.

In Cina con il Taoismo si ha un minore intervento dell’uomo; mentre in Giappone con lo Shintoismo il Bon-sai diventa arte e quindi prevede un maggiore intervento dell’uomo. La natura del Bon-sai è ritenuta dai giapponesi fonte di apprendimento e d’ispirazione, che permette di elevare la tecnica ad espressione artistica in confronto a qualsiasi forma di coltivazione di piante.

Il Bon-sai è come “un’opera incompiuta” – in evoluzione – sempre fonte di nuove ispirazioni, e passibile di continui mutamenti proprio perché si parla di una pianta. Questi principi riprendono esattamente le filosofie orientali Zen, taoista e shintoista di Cina e Giappone.

L’estetica in Oriente è considerata “la meditazione dell’arte”, si crea il bonsai per creare un tutt’uno fra bellezza ed arte da offrire agli altri suscitando in loro emozioni. Il Bon-sai e l’estetica orientale vengono considerati come un percorso di vita denominato Shuhari che si divide in tre fasi:

Shu apprendere le regole osservando il maestro,

Ha mettere in pratica la tecnica appresa e

Ri l’allievo diventa a sua volta maestro.

Anche i monaci Zen, trovando nel Bon-sai una bellezza da offrire, svilupparono i loro Bonsai in vaso seguendo certe linee guida (sempre secondo il loro pensiero) per le quali un solo albero in un vaso avrebbe potuto rappresentare l’intero universo.

Per i giapponesi con il Bon-sai si ricreano la maestosità e la bellezza di un grande albero secolare in un piccolo albero coltivato in un vaso. “La maestosità della natura” ridotta in un vaso; la concentrazione in piccolo dell’universo.

Molto particolare era poi la scelta dei vasi utilizzati; generalmente quelli giapponesi erano più profondi rispetto a quelli cinesi e la composizione ottenuta venne chiamata Hachi-No-Ki, ovvero “l’albero nel vaso”. “Hachi-No-Ki” divenne un racconto popolare verso la fine del 1300 circa, nel quale si parlava di un Samurai povero che sacrificò i suoi ultimi tre alberi nani in vaso per scaldare un monaco vagabondo in una fredda notte d’inverno.

Questo breve aneddoto ci permette di comprendere il valore emblematico del Bonsai e del suo sacrificio come simbolo della cultura e dell’ospitalità giapponese. Creare un Bonsai è una forma d’arte che unisce l’uomo alla natura attraverso la coltivazione e la lavorazione di un grande albero in formato nano, ovvero una forma d’arte per coloro che sanno osservare attentamente la natura e che amano vivere in mezzo ad essa.

Nel corso dei secoli questo racconto popolare venne rappresentato anche nel teatro Noh e le immagini della storia vennero rappresentate attraverso numerose forme espressive, incluse le xilografie.

Iniziò così l’interesse della gente comune, ed in particolare degli shogun di coltivare qualche forma di albero o di azalea in un vaso.

In Giappone il Bon-sai classico nasce nel periodo Edo (1615-1868) d.C. quando vengono introdotte le principali tecniche per la coltivazione del Bon-sai e nascono i “sette principi Zen dell’estetica orientale” che comprendono oltre al Bon-sai altre forme di arte orientale come: l’Ikebana, la Cerimonia del tè, il tiro con l’arco etc.

All’inizio del 1800 sorsero le prime scuole di “Arte Bonsai” che codificarono stili, regole e misure. I grandi maestri provenivano da famiglie come i Kato, i Murata, i Nakamura.

I primi esemplari di bonsai arrivarono in Europa alla fine del secolo scorso (XIX) come curiosità esotica e in seguito, grazie a grandi maestri come K. Kobayashi e M. Kimura l’arte del bonsai si svilupperà in quasi tutto il mondo.

I BONSAI di pregio:

Bonsai. Sakura (Fiori di Ciliegio)

La sua bellissima fioritura viene paragonata alle qualità dei Samurai: purezza, lealtà e coraggio.

Bonsai di Melo

Il Melo è un tipo di albero che si adatta molto bene all’impostazione del Bonsai. La forma deve richiamare la chioma tondeggiante del melo, quindi il vaso dovrà essere tondo o ovale.

Bonsai di Azalea

L’Azalea bonsai è molto apprezzata per la sua copiosa fioritura primaverile.

Bonsai Biancospino

Il Biancospino è molto difficile da estrarre dal terreno per adattarlo ad una coltura bonsai. Il bonsai Biancospino deve essere tenuto all’aperto in un grande vaso smaltato preferibilmente di un colore naturale.

Bonsai Bougainville

Una pianta di origine tropicale, relativamente complesso realizzarne un bonsai, di solito in Giappone è un bonsai d’appartamento.

Bonsai Baobab

Un esemplare davvero affascinante. La migliore specie di Baobab che si presta alla coltivazione in miniatura è il Baobab Africano dalla folta chioma ad ombrello ovvero il Baobab più comune che si trova nell’ Africa Tropicale.

Bonsai di Melo in Fiore

Una emozione singolare, ammirare la sua fioritura rigogliosa. Come in molte specie di Bonsai, la composizione della ceramica del vaso è fondamentale per trattare al meglio le radici.

Bonsai di Acero Rosso Giapponese

L’Acero Rosso Giapponese è una delle specie più apprezzate dai coltivatori di Bonsai.

Una curiosità che forse non tutti conoscono sono i significati che le foglie rosse dell’Acero assumono: in Cina quello di nobiltà e dignità; nell’isola giapponese assume il significato figurato dello scorrere del tempo, mentre in Canada, che ha fatto della foglia d’Acero un simbolo nella sua bandiera, assume il significato di amicizia eterna, sostegno, comprensione e lealtà.

Bonsai di Glicine

Un bonsai dalle caratteristiche molto peculiari. Nella cultura orientale il Glicine ha un significato particolare, secondo la tradizione gli imperatori nel passato erano soliti regalare dei bonsai di glicine come segno di amicizia, benevolenza e disponibilità al dialogo.

Foresta Bonsai di Alberi Hinoki

Un bonsai che risulta essere una vera e propria opera d’arte del maestro Masahiko Kimura. Foresta di Cipressi Giapponesi, o Cipresso Hinoki, nome scientifico.

Le caratteristiche di questi cipressi sono una splendida corteccia, spessa e frastagliata che avvolge il tronco con rami ricoperti da una folta chioma dal color verde intenso e brillante. Il Cipresso Giapponese è ritenuto un albero sacro nella religione Shintoista.

M. Kimura autore di questa composizione è considerato un maestro da molti esperti di Bonsai. Come spesso succede alle personalità più aperte alla modernità, Kimura non venne compreso immediatamente ed apprezzato, soprattutto nella sua patria il Giappone, dove la tradizione dell’arte del bonsai è considerata sacra.

Con il passare del tempo però il suo lavoro è stato riconosciuto a livello internazionale, ed oggi è considerato uno dei più grandi innovatori dell’arte dei bonsai contemporanei.

Shunka-en il giardino Bonsai e Museo creato dal Maestro Bonsai Kunio Kobayashi (1948).

Dalle parole del Maestro:

“ I Bonsai mi hanno insegnato molte cose, mostrano la bellezza della natura nelle quattro stagioni e la maestosità, la grazia e la potenza di alberi sopravvissuti alle condizioni più estreme; cosa che mi aiuta nella mia vita. Ho fatto Bonsai per 30 anni e li amo così tanto che ho creato un museo per mostrarli. E’ mio desiderio di diffondere la bellezza del Bonsai in tutto il mondo, per farlo mi sforzo di insegnare l’arte ai miei apprendisti provenienti dal Giappone e dal resto del mondo.”

Vincitore nel 2012 del Premio del Primo Ministro, il premio più prestigioso In Giappone.

Appena entrati nel giardino la prima cosa che si ammira è uno splendido pino millenario, di fronte alla casa il capolavoro del Maestro. All’interno dell’abitazione sono stati creati diversi Tokonoma (spazio riservato al Bonsai) all’interno dei quali sono esposti vasi antichi per bonsai e relativi tavolini di origine cinese.

Tokonoma: è uno spazio dedicato in una stanza giapponese particolare che viene riservato per l’esposizione di elementi messi in mostra per ricevere un apprezzamento artistico.

Spesso include:

un Bonsai

un Suiseki (pietra)

uno Scroll (rotolo di carta, seta o cotone dipinto a mano ed appeso)

ed una pianta di compagnia.

Tre stili di Tokonoma

Shin, Gyo e So sono i tre stili di Tokonoma tradizionali.

Lo stile Shin è il più formale e prestigioso dei tre stili.

Vari elementi sono in mostra, tra cui un Suiseki, strumenti da incenso e un Bonsai; il Bonsai dovrebbe essere il pezzo elegante che si adatta perfettamente al contesto in cui viene posto.

In tempi moderni la maggior parte delle sale da ricevimento sono create in stile Gyo. Bonsai con tronchi a forma di s (in giapponese: “Moyogi”) o Bonsai da fiore (in giapponese: “Hanamono”) si adattano meglio a questo stile di Tokonoma.

La stanza in stile So è spesso usata come una sala da tè.

OGGI IN GIAPPONE

Il Giappone ha trasformato oggi la coltivazione del Bonsai, a differenza della Cina, cercando di unire l’amore artigianale con la produzione a livello industriale. La produzione di questi alberi in miniatura, in grande quantità ed in breve tempo, inevitabilmente ha peggiorato la qualità anche se nonostante tutto vengono ancora creati esemplari di bellezza ineguagliabile ed i giapponesi rimangono i maestri indiscussi del Bonsai, avendo superato da tempo gli stessi cinesi.

La Foresta Bonsai

La Foresta Bonsai

Opera d’arte contemporanea giapponese di Masahiko Kimura

Come ogni forma d’arte anche quella dei Bonsai ha i suoi capolavori.

L’opera di Masahiko Kimura è una grande opera contemporanea. Nato nel 1940 a Omiya-ku Giappone fin da adolescente (orfano di padre a soli undici anni) sostenuto dalla madre, si dedica allo studio dell’arte del Bonsai.

Appresa la tecnica tradizionale, fin da giovane l’artista crea bonsai realizzati con tecniche nuove, utilizzando materiali innovativi come il legno scolpito. Il talento di Kimura, che all’inizio non venne compreso, oggi non è certo più messo in discussione e l’artista è riconosciuto a livello internazionale come uno dei grandi innovatori di questa tecnica artistica. Tra le sue opere più conosciute la meravigliosa Foresta Bonsai di alberi Hinoki, ovvero il cipresso giapponese.