Il filo “riannodato” delle Avanguardie Russe

VKhUTEMAS

Nel 1920 la prima riorganizzazione dell’Accademia delle Belle Arti di Mosca portò alla nascita dell’istituzione denominata VKhUTEMAS (Alta scuola statale di arte e tecnica).

Questa istituzione, che fu attiva anche a Leningrado, fu concepita con lo scopo di formare e specializzare artisti e professori che potessero lavorare sia nell’industria che nelle accademie d’arte.

Si trattava di soddisfare una duplice necessità dello Stato Sovietico: l’efficienza e una produzione di alto livello in grado di unire arte e politica.

Il “Piano di studi” di VKhUTEMAS era simile a quello del Bauhaus.

Nei primi anni gli studenti dovevano completare una serie di corsi base che comprendevano materie come la teoria del colore, le costruzioni e la storia dell’arte.

Altre materie erano la metallurgia, la falegnameria, la lavorazione dei tessuti, l’architettura.

La fotografia e la cinematografia non rientravano tra le materie didattiche, tuttavia erano usate come supporto per la presentazione dei vari progetti artistici e tecnici.

Fra gli artisti che frequentarono le facoltà ci furono Gustav Klutsis, Kasimir Malevich, Lyubov Popova

Aleksandr Rodchenko, si unì alla facoltà di VKhUTEMAS poco dopo la sua fondazione.

Insegnò materie inerenti l’assemblaggio di componenti metallurgici, presentando lezioni dal titolo significativo come: ” La costruzione grafica di un aeroplano”.

In quel periodo molti artisti abbandonarono l’astrattismo pittorico per rivolgersi verso il cosiddetto Costruttivismo, il movimento dell’avanguardia russa che, superando le spinte filosofiche e concettuali che riguardavano il ruolo dell’artista, considerava l’arte come una “produzione industriale ed un mezzo per educare la popolazione”

VKhUTEIN

Nel 1926 una seconda riorganizzazione dell’istituzione portò alla nascita del VKhUTEIN (Alta scuola di arte e tecnica).

Il VKhUTEIN mantenne la struttura organizzativa del  Vkhutemas, lo staff degli insegnanti e i principi educativi. Durante i quattro anni della sua esistenza ci fu un tentativo di progressivo ritorno ai metodi tradizionali. L’insegnamento privilegiò la formazione dei pittori, lasciando uno spazio residuale alla formazione dei tecnici. 

Nikolaj Terpsikhorov, First Motto, 1924.
“Tutto il potere ai Soviet”. Non c’è tavolozza, non c’è cavalletto: bastano un pennello e un bicchiere. 

Nel 1932 si tenne un importante evento presso il Museo Statale Russo di Leningrado che celebrò i “Quindici anni degli artisti della Repubblica Sovietica Russa” (“Khudozniki RSFS za 15 let”).

Fu una esposizione che raccolse la produzione artistica russa post-rivoluzionaria, con più di 2600 opere di oltre 400 artisti la maggior parte dei quali si era formata nel VKhUTEMAS prima e successivamente nel VKhUTEIN.

John Milner , professore onorario in arte Russa presso il Courtauld Institute di Londra, ha scritto a proposito della mostra:

““Una delle principali caratteristiche di quella celebrazione furono le diversità: gli artisti delle avanguardie erano esposti accanto a quelli dei Realismi e delle tante correnti che germinavano nel contesto dei tempi rivoluzionari in cui operarono, in un periodo in cui la rivoluzione era una promessa di libertà e le possibilità di creare un’arte proletaria sembravano senza barriere.”

La mostra fu un’opportunità senza precedenti per artisti, critici e per il pubblico ma anche il canto del cigno per le avanguardie post rivoluzionarie, prima della repressione di Stalin. 

Contestualmente il VKhUTEIN di Leningrado subì un’altra riorganizzazione, venne unito a quello di Mosca formando l’INPII (Istituto Proletario delle Belle Arti) e chiuse la sua attività indipendente nel 1932.

Il rettore del nuovo istituto Fyodor Maslov, uomo fidato del partito, eliminò le facoltà di pittura e di architettura, asserendo che “la pittura sul cavalletto ormai aveva cessato di essere una forma di arte”

Su suo ordine il Museo, posto all’interno dello storico edificio delle Belle Arti ,fu chiuso.

Parte della collezione di dipinti, in sintonia con i canoni del realismo socialista, fu trasferita ed esposta nel Museo Russo di Mosca e all’ Hermitage, le altre opere furono abbandonate nei magazzini.

Molto tempo dopo….

Per più di mezzo secolo molte delle opere dei più significativi artisti dell’astrattismo sovietico restarono nascoste in un attico del Museo di Stato Russo.

Adagiate in “sarcofaghi ” di legno si trovavano centinaia di tele del periodo d’oro delle avanguardie: Marc Chagall, Wassily Kandisky, Kasimir Malevich, Pavel Filonov.

Fino a che nel 1988 Nina Barabanova, con alcuni suoi colleghi curatori, iniziò a lavorare per riportare “alla luce” quei tesori dell’arte russa.

Era giunto il momento, complice la Perestrojka voluta da Gorbaciov, di esibire al pubblico le opere che rappresentavano le radici e la filosofia dell’arte sovietica delle avanguardie pre e post rivoluzione del 1917.

La copertina del catalogo della Mostra

Nell’inverno del 1988 ebbe luogo nel Museo Russo di Mosca una mostra dal titolo “L’arte russa dal 1920 al 1930” che doveva riempire e dare un senso alla pagine rimaste vuote della storia dell’arte sovietica.

Riempire queste “pagine” è stato il lavoro di Nina Barabanova: entrò come curatrice nel Museo Russo di Stato un anno dopo la morte di Stalin (avvenuta nel 1953) quando gli attrezzi agricoli, i trattori e i prodotti metallurgici erano considerati tra le più importanti forme di espressione dell’arte sovietica.

“Io e i miei colleghi abbiamo avuto cura di quelle tele nascoste per anni ed ora finalmente possono uscire fuori…queste opere d’arte hanno bisogno di luce, non c’è arte senza luce”

La Mostra

Alla mostra del 1988 ne seguirono altre sia in Russia che all’estero.

Furono esposte le opere di Chagall e di Kandisky, emigrati nel periodo staliniano, di Filonov i cui lavori erano stati custoditi dalla sorella quando il pittore fu emarginato artisticamente, di Lyubov Popova e di centinaia di altri artisti meno conosciuti.

Ma, soprattutto, dopo 60 anni furono esposte le opere di Malevich.

Malevich – The Black Square

Come Filonov anche Malevich morì povero e dimenticato, la sua opera fu considerata lontana dal popolo, non capita e non rispondente ai canoni estetici del realismo socialista.

Malevich – Sportsmen

Finalmente i russi poterono vedere “Black Square” del 1914, “Sportsmen” del 1930 e “Women’s Figure” del 1928 con le sue figure perfettamente bilanciate e dai colori brillanti.

Malevich – Women’s Figure

Fra i lavori di Filonov fu esposto “The Narva Gates” del 1929, Rodchenko fu presente con alcuni lavori fra cui “Black on Black” del 1918.

Filonov – The Narva Gates
Rodchenko – The black on black

Nei resoconti giornalistici si parlò dell’enorme curiosità che la mostra suscitò fra i russi. Ci furono lunghe code per entrare e l’accoglienza fu molto positiva.

Il senso di questo filo spezzato si può sintetizzare nel commento di uno dei curatori:

“Quando vedi una mostra come questa riesci a capire perché così tanti artisti russi moderni hanno una crescita artistica frammentaria, incompleta.

Per troppo tempo sono stati tagliati fuori dalle proprie tradizioni e dalla propria storia. Perdere il legame con Malevich, Filonov e Kandinsky ha lasciato nella loro arte un vuoto profondo”