PALLADIO E IL PONTE VECCHIO DI BASSANO DEL GRAPPA

Andrea Palladio (1508-1580) è il geniale architetto del ‘500 universalmente noto per le famose ville dallo stile classico che costellano il Veneto. Meno conosciuta è invece la sua attività come architetto di ponti: di pietra, di legno e di carta.

 

I suoi ponti di pietra sono rimasti sogni irrealizzati. Quelli lignei – in particolare i ponti di Bassano e del Cismon sul Grappa – sono i più effimeri. I più longevi, invece risultano essere quelli di carta. Perché tramandati dal testamento intellettuale dei Quattro Libri e, per un motivo o per un altro, rimasti lì per secoli.

 

Andrea Palladio, I Quattro libri dell’Architettura di Andrea Palladio, Venezia, 1570
Appartenuto ad Antonio Canova, Biblioteca Civica, Bassano del Grappa

 

A partire dal 1209, data in cui se ne ha la prima notizia certa, il Ponte Vecchio di Bassano, detto anche il Ponte degli Alpini, è stato distrutto e ricostruito innumerevoli volte. Palladio lo riprogettò nel 1570 ma non riuscì a realizzarlo. Nel suo classicismo militante ne aveva immaginato uno simile ai ponti romani in pietra che conosceva bene, ai quali si ispirava e che utilizzava come modelli.

 

MONUMENTO NAZIONALE

 

In seguito il Ponte Vecchio fu costruito in legno rosso e con una loggia coperta, sulla base di una sua incisione, che sarà replicata in tempi e contesti diversi. Da allora in poi il ponte è stato rifatto più volte, seguendo sempre il disegno del Palladio, fino a diventare il simbolo stesso di Bassano. Un ponte che funge anche da piazza, il baricentro attorno al quale si sviluppa la città ai piedi del monte Grappa.

 

Ponte Vecchio di Bassano © Sandro Lucentini

 

Decretato Monumento Nazionale in virtù della sua importanza storica, architettonica e identitaria, dal 2017 il Ponte Vecchio di Bassano è stato sottoposto a un lungo e faticoso intervento di restauro strutturale.

 

Per celebrare la conclusione del lento restauro, quest’anno il Comune di Bassano del Grappa promuove la mostra Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito. A cura di Guido Beltramini, Barbara Guidi, Fabrizio Magani e Vincenzo Tiné, l’esposizione ha luogo presso i Musei Civici dal 29 maggio al 10 ottobre 2021.

 

Roberto Roberti, Il Ponte di Bassano, 1807
Olio su tela, 845×530 mm, Museo Civico, Bassano del Grappa

 

UN RACCONTO PER IMMAGINI

 

La mostra ripercorrere l’affascinate storia di questo singolare monumento ed è  accompagnata da un volume scientifico che raccoglie i contributi di molti insigni studiosi. Racconta il mito del ponte, in piedi da 500 anni, e di come gli artisti del Settecento abbiano riacceso la fiamma della passione per il grande architetto contribuendo alla diffusione del suo mito nel mondo moderno.

 

Barbara Guidi, Direttore scientifico dei Musei Civici di Bassano del Grappa, afferma:

 

«La mostra è concepita come un racconto per immagini che si snoda attraverso opere, oggetti e documenti che, debitamente ordinati e messi in relazione tra loro, permettono di ripercorrere le fasi salienti della storia di questo manufatto architettonico, evidenziandone le peculiarità e mettendolo in rapporto con le vicende storiche, sociali ed economiche della città».

Modelli di studio contemporanei © Sandro Lucentini

 

Presenti in esposizione circa sessanta opere. Dai disegni originali di Palladio, libri del ‘500, mappe antiche, dipinti, incisioni, pioneristiche fotografie di metà Ottocento, plastici contemporanei fino a una straordinaria sequenza di dipinti settecenteschi.

 

INVENZIONE – STORIA – MITO

 

L’avvincente percorso espositivo si articola in tre macro-sezioni: Invenzione, Storia e Mito. Queste offrono al visitatore tre prospettive diverse con cui leggere sia l’opera ponte, e ripercorrerne la sua storia, che il mito del grande architetto che riverbera nelle arti figurative.

 

Sebastiano Lovison, Interno del Ponte Vecchio di Bassano, 1826
Incisione a bulino, 330×430 mm, Museo Civico, Bassano del Grappa

 

La prima sezione è incentrata sull’attività intellettuale e costruttiva del celebre architetto e rende conto delle novità nelle ricerche su Palladio e i suoi ponti. Nel percorrerla si evince come lo studio e il recupero dell’antichità classica fosse per il Palladio solo un punto di partenza.

 

Il taglio storico della seconda contestualizza la costruzione del ponte nell’ambito del quadro economico, culturale e sociale bassanese. Dalle sue origini alle tante trasformazioni subite dal settecento ai nostri giorni.

Antonio Canaletto, Capriccio con edifici palladiani, 1750 ca.
Olio su tela, 580×820 mm, Complesso monumentale della Pilotta, Parma

 

Infine, l’ultima sezione indaga l’origine del mito nell’ universo pittorico reale e immaginario di artisti del ’700 quali Canaletto, Bellotto, Carlevarijs, Piranesi e Guardi in cui i ponti di Palladio riprendono vita. Tra i dipinti esposti spicca la coppia di quadri di Canaletto, arrivati da Venezia, appena restaurati e riportati al loro originario splendore.

PONTE COME METAFORA

 

Segnano la nascita del genere detto ‘capriccio architettonico’, un genere inventato che raffigura città reali con l’aggiunta di elementi fantasiosi che sono pervasi dall’ammirazione per Palladio. Come, ad esempio, lo straordinario dipinto di Canaletto, dal titolo Capriccio con edifici palladiani, del 1750 circa. Nel quadro  natura e arte si sposano per dare vita a un luogo delll’anima, una Venezia sognata ma impossibile.

 

Giacomo Rolandi, Disegno del Ponte Veccho, 1743 © Sandro Lucentini

 

La conclusione la lasciamo alle parole dello scrittore Maurizio Maggiani, che appaiono su una parete della mostra, e che ci forniscono una eloquente definizione del ponte:

“Un ponte è sempre una metafora, una metafora che si fa materia, più ardito il ponte, più vaste metafora e materia; anche il crollo di un ponte è, oltre a dura materia, metafora, tragica metafora…E la ricostruzione del Ponte sarà ancora una volta […] metafora dell’intero paese”.

Pubblicato da Anna Amendolagine

Curatore indipendente, saggista e giornalista vive e lavora tra Roma e Rimini. La sua attività curatoriale inizia a partire dal 2003 e comprende l’ideazione e la realizzazione di mostre, testi e cataloghi d’arte, rassegne ed eventi culturali in collaborazione con Istituzioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero. E stata membro della giuria o del Comitato Scientifico di diversi concorsi artistici. Giornalista pubblicista e Addetto ufficio stampa ha scritto numerosi articoli su arte e cultura per riviste cartacee e online. Ha ricoperto il ruolo di Coordinatore Tecnico Europeo per due importanti progetti culturali dell’Unione Europea PETRA e LEONARDO dal 1993 al 1998.